Tesauro sul taglio dei parlamentari: “Un’offesa alla democrazia”
Si sottolinea anche, e giustamente, l’opportunità di rivisitare i regolamenti parlamentari e diversificare le funzioni dei due rami del Parlamento, che sono gli elementi rilevanti rispetto alla efficienza e velocità dei procedimenti legislativi e per ciò stesso alla capacità di adeguare in tempi ragionevoli l’ordinamento all’evoluzione delle esigenze del corpo sociale.
Il Pd è destinato ad adattarsi forzatamente, con il prevalere del sì all’interno del partito di Zingaretti, alla vis populista del Movimento 5 stelle?
Certamente nelle coalizioni di governo ognuno deve essere disposto a sacrificare qualcosa dei propri valori: quello che è in gioco in questa occasione è però tra i valori fondamentali del sistema Paese, cioè l’assetto democratico, ai quali il ceto politico dovrebbe prestare più attenzione di quanto ad oggi non emerga, per scarsa conoscenza e per ragioni elettorali.
A proposito di legge elettorale, l’accordo di maggioranza di inizio 2020 aveva dato il via libera al Germanicum, che a detta dei promotori avrebbe ridato peso alle regioni penalizzate dal taglio dei parlamentari, soprattutto dei senatori.
La legge elettorale, ad esempio quella proposta dai 5 stelle e significativamente definita Germanicum, con lo sbarramento al 5%, potrebbe aiutare, ammesso e non concesso che sia tradotta in legge. Resta però l’alterazione irragionevole del rapporto tra elettori ed eletti che produrrebbe una così vistosa riduzione dei parlamentari, con conseguente ampliamento dei collegi e per ciò stesso una riduzione irragionevole della rappresentatività, territoriale e politica. Ed è sicuro che la rappresentatività è l’elemento fondamentale, insieme alla governabilità, di un sano sistema parlamentare.
Lo scenario se dovesse, come sembra, essere confermata la riforma?
Lo scenario che ci aspetta in caso di vittoria del sì è a dir poco preoccupante: intere comunità e articolazioni locali depauperate di rappresentanza in Parlamento, in alcuni casi azzerata. In aggiunta alla riduzione prodotta dall’emigrazione economica verso il nord o l’estero. In breve: aumenterebbero le disuguaglianze territoriali tra nord e sud, aree urbane e altre.
Il Parlamento non funzionerebbe meglio con meno deputati e senatori?
Se parliamo di numeri in assoluto è certo che più si riducono i membri di un’assemblea, più facile è trovare le soluzioni. L’essenziale non è il numero di parlamentari. Anche cinquanta parlamentari basterebbero per decidere in fretta, non certo meglio, a meno che non si ignori che il fondamentale della democrazia parlamentare è la rappresentatività. Ed è questo che emerge quando si costruisce solo uno slogan elettorale – puniamo la casta – ignorando il rapporto degli elettori con gli eletti. In Assemblea Costituente, nella quale non mancava la componente tecnica e la ferrea volontà delle componenti politiche, anche opposte, di avere una Costituzione di un Paese finalmente democratico, non a caso il tema discusso riguardo al numero dei parlamentari fu il rapporto eletti-elettori, arrivando al risultato di un membro per ottantamila abitanti. Allo stato abbiamo un parlamentare e mezzo per 100.000 abitanti. E siamo al 23° posto tra i 28 dell’Unione Europea, con la riduzione proposta saremmo ultimi. In definitiva, il Parlamento funziona meglio quando è garantita una equilibrata rappresentatività e una giusta governabilità.
C’è una sorta di rifiuto della complessità da parte della politica che ha portato a immaginare e volere un taglio lineare dei parlamentari?
Non lo so, ma vedo che la riduzione dei parlamentari è, ripeto, uno slogan elettorale, un’offesa ai valori della democrazia. Almeno dovrebbe essere una riduzione più ragionevole e soprattutto inserita in una riforma di sistema, complessiva.
È successo altre volte nella storia della Repubblica che una riforma costituzionale abbia avuto la spada di Damocle di una legge ordinaria, quindi di rango inferiore (in questo caso la legge elettorale presente nell’accordo di governo) sulla sua testa che la rende o meno pericolosa?
Non importa che la legge elettorale non abbia il rango costituzionale, ripeto. Non credo che il diverso rango possa definirsi una spada di Damocle.
Con il taglio ci sarà anche la conseguente riduzione del numero dei membri per commissione parlamentare, oppure una riduzione delle commissioni stesse o, infine, uno sdoppiamento dei parlamentari in diverse commissioni. Zingaretti invoca, come dicevamo, la modifica dei regolamenti: è un correttivo sufficiente?
Una modernizzazione dei regolamenti parlamentari può giovare all’efficienza e ridurre la pesantezza dei procedimenti, ancor più una funzione almeno parzialmente diversa tra le due Camere.
Alcuni accademici sostengono che il Parlamento italiano sia stato pensato male fin dal principio, fatto che ha poi portato negli anni a un eccesso di decretazione. È d’accordo?
L’abuso di decretazione, malattia non di oggi, non è certo dovuta ad una cattiva formulazione delle conferenti norme, altrimenti non sarebbe un abuso.
L’HUFFPOST
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