Un cambio di passo sui fondi europei

Se questa è la lezione del passato, non resta che chiedersi se ce la ricordiamo. Ma rispondere oggi è impossibile. Sono troppi gli aspetti che restano ancora da chiarire, quelli sui quali non sono state date spiegazioni. Quasi niente è dato sapere dei progetti e delle priorità, al di là dei titoli. Si sa solo che al ministro Enzo Amendola è stato chiesto di sollecitare piani dai ministeri e ne sono arrivati più di seicento: quasi tutti vecchi, alcuni dei quali già finanziati con fondi nazionali. Non sarà facile dar loro coerenza. Non sarebbe stato meglio partire indicando dal centro poche direttrici precise magari già in giugno o in luglio, quando l’accordo europeo era già all’orizzonte? In Spagna per esempio i lavori del Recovery Plan sono partiti con una chiamata del governo a tutte le grandi imprese – private e pubbliche – per chiedere loro quali potrebbero essere i progetti digitali di maggiore impatto per la crescita.

Né è molto chiaro che forma prenderanno le riforme che si devono accompagnare al Recovery Plan italiano. Secondo le condizioni indicate nell’accordo di luglio a Bruxelles, esse devono riguardare la giustizia civile e l’efficienza dell’amministrazione. Dovrebbero entrare nel progetto da inviare alla Commissione europea tra poco più di un mese, ma di questi argomenti nel mondo politico e nel Paese quasi non si parla. La legge delega sulla riforma della giustizia civile giace in Parlamento da tempo, per esempio.

Infine si pone una questione di metodo. Il compito di preparare il Recovery Plan è affidato al ministro Enzo Amendola, una delle figure più capaci e dinamiche del governo. Ma Amendola, come ministro degli Affari europei, non ha direttamente a propria disposizione una struttura amministrativa con competenze specifiche e di dimensioni sufficienti a sostenerlo in questo lavoro. Anche questo è un nodo che andrà sciolto, nelle prossime settimane.

Ieri al Forum Ambrosetti è stato Mattarella a sottolineare il ruolo importante che l’Italia ha avuto nel tessere le alleanze per arrivare all’accordo europeo di luglio. Ora però serve un cambio di passo nel governo, se vogliamo farci trovare pronti a questa occasione che – ha ricordato il capo dello Stato – non possiamo permetterci di sprecare.

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