Comunali, la Lega a Reggio Calabria col vice di Salvini: rinnovamento è la parola d’ordine. Ma di nuovo c’è poco. Protesta dei ‘meridionali liberi’



Tocca a Crippa dare la linea e la parola d’ordine è “rinnovamento per dare la speranza di rimanere qui ai tanti giovani costretti ad emigrare da una classe politica che ha fallito”. Peccato che nelle liste direttamente o indirettamente riconducibili al Carroccio o al suo candidato sindaco, oltre a vecchi e nuovi fascisti e nostalgici del Ventennio di ogni sfumatura, abbondino nomi noti, riciclati delle vecchie amministrazioni e trasfughi. Come il capolista della Lega a Reggio Calabria, Emiliano Imbalzano, sei anni fa diventato consigliere comunale con la lista “A testa alta” a supporto di Falcomatà, oggi – a quanto pare – salviniano convinto.  

“La Lega è un partito che raccoglie persone che hanno voglia di cambiare e rinnovare” dice innervosito Crippa. Ma quella di Imbalzano non è certo l’unica “conversione” dell’ultima ora. Il Carroccio rispolvera Pino D’Ascoli, ex consigliere comunale di Forza Italia, pizzicato anche a votare alle primarie Pd, a metà agosto rimasto folgorato sulla via del Carroccio. Accanto a lui, appare anche Roberto Felice Nava, ex consigliere comunale del Pdl, mai indagato ma finito fra gli “attenzionati” dalla commissione prefettizia che poi ha chiesto lo scioglimento per mafia del Comune perché “controllato nel 2008 e nel 2010 in compagnia di Saraceno Salvatore (nato a Reggio Calabria il 10.10.1957), pregiudicato per associazione di tipo mafioso”.  

Del resto, anche il candidato sindaco Minicuci non è certo di stretta osservanza leghista. E ci tiene anche a precisarlo. “Non sono della Lega, lo ha detto anche Salvini quando è venuto a Reggio” sottolinea, snocciolando il suo pedigree da ex missino, “fino ai 25 anni militante nel Fronte della Gioventù”. Idee che nel 2019 non gli hanno impedito di cercare abboccamenti con il Movimento Cinque Stelle nella speranza di una candidatura all’europarlamento.

“All’epoca mi avevano bruciato una macchina e loro mi avevano dato solidarietà. In più, sostenevano che dovessi mantenere le mie funzioni anche alla città metropolitana” dice il candidato sindaco, all’epoca dirigente generale del Comune entrato in rotta di collisione con l’attuale sindaco Giuseppe Falcomatà. “Ma io sono un uomo di destra” rivendica, assicurando però di non aver seguito alcun criterio di partito nel comporre le liste. “L’unico discrimine è stato: nessuno che abbia avuto incarichi politici in altre epoche”.  

In realtà il suo capolista Luigi Barbera solo qualche mese fa ha rischiato di farlo, ma con uno schieramento di segno totalmente opposto. Reduce da una sfortunata candidatura con il Ppe di Messina alle europee, alle regionali Barbera ha cambiato partito e sponda dello Stretto, finendo nelle liste Pd e persino nel coordinamento regionale dem.

Sicuramente più vicino alle idee di gioventù di Minicuci è invece Vincenzo Ciro, Segretario regionale del Fronte nazionale di Adriano Tilgher e per sua stessa pubblica ammissione “studioso di mistica del fascismo”. Combattenti e reduci delle vecchie amministrazioni ci sono anche in “Cambiamo con Toti”, lista ispirata al governatore della Liguria spuntata in riva allo Stretto insieme al burocrate “genovese” Minicuci, dove secondo indiscrezioni la Lega avrebbe messo ampia mano, che ha accolto anche l’ex vicesindaco e assessore dell’attuale amministrazione Saverio Anghelone. 

Insomma, di nuovo sembra esserci poco. Come del resto nelle altre liste di centrodestra, dove figurano persino ex incandidabili, come l’ex consigliere comunale dell’amministrazione sciolta per mafia, transfughi, figli, fratelli e nipoti di personaggi può o meno noti nell’agone politico. Troppi, forse, per il tanto evocato “rinnovamento”. 

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