Altro che green
Greta è tornata. Davanti al Parlamento svedese, di venerdì, come era solita fare prima del Covid insieme agli altri attivisti di Fridays for future, il movimento che chiede un cambio di rotta su ambiente e clima. E anche in Italia sono già in calendario altri due appuntamenti, il 25 settembre e il 9 ottobre, rispettivamente la Giornata mondiale di azione per la giustizia climatica e lo sciopero nazionale per il clima. Ma a un anno dalle grandi manifestazioni che hanno portato in strada migliaia di ragazzi (200mila solo a Roma il 27 settembre scorso) cosa è rimasto della grande promessa fatta dal Governo, quella cioè di puntare sul green? Il bilancio di un anno, ricostruito da Huffpost attraverso un fact checking delle principali misure messe in cantiere, dice che l’obiettivo è molto lontano.
Una premessa è d’obbligo. Covid ha ribaltato le priorità politiche di qualsiasi Paese, anteponendo le questioni della salute a tutte le altre, comprese quelle ambientali. Anche gli altri Paesi, come l’Italia, hanno quindi rivisto progetti e timing degli impegni presi prima dello scoppio della pandemia. Ma ora bisogna riprendere la questione in mano. Appena giovedì la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha riesumato il suo Green Deal, provando a rilanciare entusiasmo e obiettivi con un taglio delle emissioni entro il 2030 portato dal 40% al 55 per cento. E sempre da Bruxelles è arrivata un’indicazione politica chiara: ora che è passata la fase più acuta dell’emergenza sanitaria è tempo di dimostrare che l’impegno sul green verrà preso sul serio. Anche perché – e questo elemento genera un pressing sull’Italia – il 37% dei 750 miliardi del Recovery Fund andrà proprio al Green deal.
I green bond fermi all’annuncio
I progetti che impattano sull’ambiente devono essere ovviamente finanziati. Un anno fa non c’era il Covid e quindi nemmeno il Recovery Fund, pensato proprio per sostenere la fase di ricostruzione post emergenza. Però la questione climatica era già esplosa. Erano i giorni di Greta e il Governo, il primo ottobre, annunciò la volontà di voler emettere green bond. “Vorremmo emettere green bond. Nelle emissioni ci saranno dei titoli dedicati a finanziare gli investimenti per la sostenibilità ambientale”, dichiarò allora il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Un sistema semplice per portare nelle casse dello Stato soldi da investire per progetti legati a sostenibilità, clima e questioni ambientali. I green bond non sono stati ancora emessi. E questo marca una prima incrinatura nel percorso dell’esecutivo. Altri Paesi, come la Germania e la Francia, ma anche Olanda, Belgio, Irlanda e Polonia, l’hanno fatto. E i primi riscontri dicono che l’operazione è conveniente, permette cioè di incassare facilmente. La prima emissione in Francia partiva da una stima di incasso di 3 miliardi. Ha avuto una domanda di 24 miliardi. La prima emissione di Berlino, datata 2 settembre, ha raccolto 6,5 miliardi, con richieste superiori a 30 miliardi.
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