Zingaretti si riprende il Pd e incalza il governo dopo le elezioni
di Maria Teresa Meli
Lo stile è quello di sempre: «C’è un leader, ma c’è anche una squadra, io amo il “Noi” e odio l’”Io”». Ma in questa serata elettorale Nicola Zingaretti non può non gustarsi anche un suo personale successo. Davanti al suo ufficio al Nazareno c’è la coda: Andrea Orlando, Dario Franceschini, Roberto Gualtieri, Beppe Provenzano e tanti altri. Lo chiama Giuseppe Conte. «Complimenti, sei stato bravissimo». Quelli che, a torto o a ragione, sono stati descritti come suoi avversari interni ora ne tessono le lodi. «Grazie Zingaretti», twitta Franceschini. «Parlare ora di congresso sarebbe lunare», fa sapere Stefano Bonaccini. «Dopo Zingaretti c’è Zingaretti», sottolinea Orlando. Sulla chat dei parlamentari del Pd circola un video del segretario con la colonna sonora di Vasco Rossi: «Io sono ancora qua». Per la verità lui in proposito non aveva dubbi: «Da una quindicina di giorni mi ero accorto che l’aria era cambiata, che c’era una grande distanza tra la realtà delle piazze e quello che leggevo sui giornali».
E ora che ha vinto e che, come rivendica orgogliosamente, «il Pd è il primo partito italiano», il segretario dem vuole passare all’incasso. Ma sempre alla sua maniera: «Nelle alleanze bisogna costruire risultati non fare ultimatum per ottenere un titolo sui giornali». E perciò Zingaretti, che i boatos continuano a dare come possibile vice premier, non vuole «cadere nel tranello del rimpasto». Lui non propone nomi: «E’ tutto nelle mani di Conte», spiega ai suoi. Ma su alcuni punti, pur con i toni morbidi che gli sono abituali, va spedito. «Chiederemo che il governo acceda al Mes e su questo confido in Conte», dice. «I decreti Salvini vanno assolutamente modificati», aggiunge. E continua a spronare l’esecutivo: «Verremo giudicati su come impiegheremo i soldi del Recovery Fund», perché se invece prevalesse «l’immobilismo, allora sarei il primo a chiedere le dimissioni del governo e le elezioni anticipate».
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