Masticare l’italiano

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di   Massimo Gramellini

Della truffa del calciatore Suarez, promosso in italiano senza spiccicarne una parola con la benedizione e addirittura i ringraziamenti del Rettore, mi ha sorpreso soltanto la rapidità, davvero insolita, dell’inchiesta. Il resto era tutto prevedibile, a cominciare dalla spregiudicatezza di chi mette sempre il fine davanti ai mezzi, per finire con la connivenza compiacente e compiaciuta degli esaminatori, talmente sfacciati nella propria rivendicazione di impunità da ridurre a una manciata di minuti una prova che, nella versione non farsesca riservata ai comuni mortali, dura molto di più. Potrei fingermi sconvolto per la giustificazione che si ascolta nelle intercettazioni («Con uno stipendio da dieci milioni l’anno, deve passarlo per forza»), ma basta andare sui social per leggere decine di commenti che la ritengono assolutamente plausibile: evviva se a prendere la cittadinanza è un ricco & famoso «che mastica l’italiano dai tempi del morso a Chiellini» (complimenti al battutista che l’ha scritta su Twitter), perché costui spenderà qui i suoi soldi e farà girare la nostra economia; se invece a prenderla è un ignoto poveraccio, che magari è in Italia dalla nascita e parla la lingua di Dante meglio di un ministro, allora è un guaio perché dopo ci toccherà pure mantenerlo. Quanta ipocrisia in chi predica da tutti i pulpiti che la fama e il denaro non sono poi così importanti, e intanto scrive regole che valgono solo per chi non è abbastanza ricco e famoso da poterle violare.

CORRIERE.IT

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