Bertinotti: “La sinistra classica è morta”. Anche i comunisti nel loro piccolo spariscono
di FRANCESCO GHIDETTI
Presidente Bertinotti, nelle ultime elezioni regionali la sinistra a sinistra del Pd si è presentata frammentata e divisa, e non è riuscita ad avere i consensi che pure, potenzialmente, c’erano. Praticamente, a parte qualche eccezione, nessun consigliere regionale è stato eletto. Quella sinistra è scomparsa?
“No, così non si comprende il nocciolo del problema”. Allarga le braccia Fausto Bertinotti, già leader di quel partito, Rifondazione comunista, che, a livello nazionale, più di venti anni fa, arrivò a sfiorare la doppia cifra elettorale. “Non si capisce il contesto, il perché di questa crisi che è insieme della politica e della democrazia. Crisi in cui si innesta la debolezza della sinistra cosiddetta rivoluzionaria, ma anche di quella cosiddetta riformista”.
E allora che analisi propone?
“Un’analisi radicale e volutamente provocatoria. Basta con le vecchie categorie. Basta col Novecento. Ribaltiamo il nostro modo di ragionare. La sinistra politica tradizionale è morta. Non esiste più”.
Veramente tra partiti comunisti e sinistre rossoverdi qualcosa è rimasto…
“Ci sono gli stessi nomi di una volta, ma una cosa è il contenitore e un’altra il contenuto. Non basta chiamarsi ’comunista’ per essere tali. La sinistra è altrove”.
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