Renato Zero festeggia con tre album. “I migliori settant’anni della mia vita”
Le riflessioni di brani come il primo singolo L’angelo ferito guardano al presente.
“Il Covid-19 è figlio del consumismo, della spesa gigantesca spesso infruttuosa e inutile. Modificare le nostre abitudini e, spesso, la nostra vita, ha fatto scattare un allarme che non poteva non impattare pure sul mondo dell’arte. Tra le tante negatività c’è la positività di esserci guardati dentro e aver avuto modo di fare i conti con noi stessi. Col pensiero al nostro pubblico, ma anche alle maestranze che ci assistono; tant’è che parte degli utili di questo disco andranno ai tecnici, ai fonici, e al resto della grande famiglia che lavora con me negli spettacoli”.
Pubblica pure qusto disco con la sua etichetta. È ormai lontano dalle major del disco.
“Fanno soldi in Italia, ma li reinvestono fuori e non valorizzano la musica italiana. Comunque lascio la scena molto prima di quanto questi signori immaginano, quindi non avranno altre rotture da parte mia. Ma sappiano che gli artisti vanno accarezzati, vanno difesi e, soprattutto, va rispettato il loro lavoro. E lo dico soprattutto alle radio”.
Le radio?
“Questi signori che hanno un’antenna dovrebbero lasciare libero il pubblico di decidere se Renato Zero ha fatto una schifezza o un’opera degna. E invece questo accesso è negato, nel nome del ‘target’, a me come a tanti altri. E poi si parla di razzismo?”
Concerti?
“Non voglio essere elitario, cantare per 1.500 e sentirmi ingiusto verso i 20 mila rimasti fuori. Non sono mai stato classista e mai lo sarò. Live streaming? No grazie, è come il sesso senza preliminari. Ho una gran compleanno da festeggiare, non voglio perdermelo. E pace se non sarà il 30 settembre 2020”.
Achille Lauro sembra avere un debito di riconoscenza nei suoi confronti.
“Io che cantavo nelle balere dell’Emilia-Romagna esibendomi sulla pista da ballo accompagnato solo dalle basi registrate su nastro, con le piume non giocavo a fare il clown, ma cantavo la pedofilia, le tematiche della periferia, della borgata, della gente che viene emarginata. Oggi, forse, Achille con poca spesa riesce ad affermare le sue ragioni, ma io dovevo farmi un mazzo così per affermare le mie. Comunque, io che sono stato giudicato fino a questa mattina non mi permetto certo di esprimere giudizi. Dico solo che amo tutti quelli che vogliono fare questo lavoro, a condizione che sappiano che la gente non va presa in giro. Bisogna meritarsi l’abbraccio del marciapiede così come quello del Palaeur”.
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