Salvini, processo a Catania senza accusatori: l’ipotesi di sentire Conte e Di Maio. I confronti con altri sbarchi
La tesi di Salvini è che «la procedura applicata per il caso Gregoretti», cioè l’attesa della disponibilità degli altri Paesi europei ad accogliere i naufraghi prima di concedere il permesso di sbarco, «rientrava in una prassi seguita dal governo», e a sostegno di ciò si citano dichiarazioni del premier Conte rilasciate anche nel dicembre 2019, dopo il cambio di maggioranza. L’eventuale deposizione del premier, insieme alla verifica di quello che avvenne per i casi analoghi delle navi Diciotti, Ocean Viking, Aquarius e altre ancora, servirà proprio a chiarire questo punto, che potrebbe rivelarsi decisivo per la decisione. Insieme alla verifica delle condizioni igienico-sanitarie a bordo della Gregoretti lasciata davanti al porto di Augusta, che in realtà già il procuratore di Siracusa aveva giudicato critiche ordinando di far sbarcare i migranti, dopo apposita ispezione medica, lo stesso giorno in cui arrivò il via libera del Viminale.
Si apre dunque un procedimento rimasto senza padri, dai risvolti più politici che giudiziari, che nessuno sembra avere voglia di trasformare in un processo vero e proprio. E per una volta, i detrattori della presunta «magistratura militante» non potranno parlare del «partito dei pubblici ministeri», visto che i pm reclamano l’assenza di reati. Anche per questo, nonostante la kermesse convocata a Catania, Salvini non ha spinto troppo l’acceleratore contro le «toghe rosse» o definizioni simili. Appena s’è saputo che il procedimento sarebbe stato trattato dal giudice Sarpietro, presidente della sezione, il suo entourage s’è messo a indagare sul suo conto. Potendo scoprire soltanto che è stato iscritto alla corrente di Magistratura indipendente, la più conservatrice, fino alla scandalo Palamara-Ferri esploso nel 2019; che gli mancano due anni alla pensione, gli piace giocare a golf e fuma sigari toscani.
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