Ricovero lungo di Trump, i tre piani per la Casa Bianca

di GIAMPAOLO PIOLI

Donald Trump con ogni probabilità guarderà il prossimo dibattito tra il suo vice Mike Pence e la rivale Kamala Harris mercoledì prossimo dal suo letto d’ospedale. La campagna elettorale non può fermarsi. Per il presidente si profila una strategia sempre più disperata e d’emergenza, anche se sarà sempre senza esclusione di colpi. E se Biden dopo il ricovero di Trump ha temporaneamente sospeso gli spot negativi su di lui, i repubblicani non faranno altrettanto.

Il presidente dalla sua suite presidenziale al Walter Reed Hospital assicura che può continuare a lavorare e non accenna ad alcun trasferimento dei poteri.

Alcuni suoi strateghi pensano che un recupero dalla malattia a tempo record possa diventare addirittura un nuovo test con gli elettori, soprattutto se dovesse riapparire un presidente meno superficiale e più prudente che fa un parziale mea culpa sulle stragi del Covid-19.

I più pessimisti però anche nel partito repubblicano si abbandonano a possibili scenari alternativi e vedono rimbalzare in primo piano il vice Mike Pence.

Se Trump ad esempio fosse costretto a una lunga e difficile convalescenza e non ritrovasse più la forza per continuare la campagna elettorale, col rischio di perdere malamente con Biden, potrebbe ritirarsi dalla corsa da presidente, senza pertanto risultare sconfitto nelle pagine di storia e indicare il vice Pence al suo posto, offrendogli in dono lo zoccolo duro e inscalfibile dei suoi fan, che supera il 40% dell’elettorato. Dietro le quinte però scatterebbe il patto segreto tra i due e a fronte del regalo insperato, Pence, in caso di vittoria dei repubblicani, dovrebbe offrirgli il ‘perdono’, come avvenne con Nixon, per mettere al sicuro Trump e la famiglia contro le decine di cause giudiziarie nelle quali si troverebbe coinvolto una volta fuori dalla Casa Bianca.

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