Covid, Ippolito (Cts): «Crescita inattesa dei contagi, siamo preoccupati»
«Non ci aspettavamo i dati di giovedì. Quasi mille in più rispetto al giorno precedente a fronte di 5mila tamponi in più sono tanti», esclama Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’istituto Spallanzani, componente del comitato tecnico scientifico, Cts.
È allarme?
«Il monitoraggio settimanale effettuato dalla cabina di regia Ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità analizza con particolare attenzione il livello di ospedalizzazione e di occupazione delle terapie intensive. Al momento questo livello è controllato in tutte le regioni, purtroppo non è escluso che possa salire. Quello che è certo è che non bisogna abbassare il livello di attenzione, anzi dovremmo alzarlo».
Ora Speranza parla di mesi duri e pronuncia il termine lockdown col condizionale. Per tagliare la strada al virus ci sono altre vie?
«Se i dati dovessero continuare a crescere potrebbe essere necessario considerare anche la possibilità di misure ulteriori. In attesa del vaccino e di terapie che blocchino la progressione della malattia verso forme severe o critiche, non ci sono altre strade. Quando il virus entra nell’organismo è destinato a morire: o perché gli anticorpi lo neutralizzano, o perché soccombe l’ospite umano, e con esso anche il patogeno. Per sopravvivere il virus deve “saltare” da un individuo all’altro viaggiando dentro le goccioline di saliva. Più rendiamo difficile questo salto più chance avremo di limitare o bloccare la diffusione del contagio».
A cosa attribuire il boom di contagi?
«Principalmente all’incremento del tasso di mobilità della popolazione, alla coda lunga delle vacanze, all’abbassamento della guardia in alcune situazioni come la movida notturna. Non bisogna dimenticare che l’aumento dei contagi può anche dipendere ma solo in parte dall’aumento del numero dei tamponi effettuati. Certo la situazione è in rapida evoluzione, il virus circola in maniera sostenuta e i dati di giovedì sono fonte di preoccupazione»
E la scuola?
«I primi numeri arrivati dal Ministero dell’Istruzione sono incoraggianti: nelle prime due settimane di lezione, tra il 14 e il 26 settembre, i casi di positività sono stati dello 0,05% tra gli insegnanti e dello 0,02% tra gli studenti. Per capirsi, stiamo parlando di meno di 2.000 casi su una popolazione complessiva superiore agli otto milioni di persone. Direi però di aspettare almeno un altro paio di settimane per vedere se questo trend si conferma».
Una politica tamponi a tutti a tappeto, se fosse praticabile, sarebbe efficace?
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