Covid, Pesenti: «In Lombardia l’età media dei ricoverati è scesa di 10 anni»

di Fabrizio Guglielmini

Una chiusura dei bar alle 17 in tutta la Lombardia per evitare assembramenti e l’appello a impegnarsi per «un‘allerta sociale» contro il Covid-19, dal momento che la situazione regionale per il momento è sotto controllo ma potrebbe aggravarsi nelle prossime settimane. Sono i due punti che il coordinatore dell’Unità di crisi della Regione per le terapie intensive e primario di Rianimazione al Policlinico di Milano, Antonio Pesenti, indica per frenare la nuova corsa del virus.

Qual è la situazione delle terapie intensive a livello regionale?
«Oggi in tutte le terapie intensive lombarde abbiamo 44 pazienti, il 100% con polmonite da Covid in ventilazione meccanica o intubati; significa che sono malati gravi come quelli di marzo e con una mortalità simile, intorno al 40 per cento dei pazienti».
Cos’è cambiato rispetto ai mesi più critici?
«Le persone con sintomi si presentano subito al Pronto soccorso e questo alleggerisce, per il momento, la pressione sulle rianimazioni perché possiamo intervenire con le cure in modo tempestivo. L’altra variante è che l’età media dei ricoverati è scesa da 71 a 61 anni, con malati gravi anche fra i quarantenni e in alcuni casi anche più giovani, come già accaduto. Molte cose sono diverse, abbiamo maturato un’esperienza enorme, ma manca ancora una terapia specifica contro il virus».

Quali sono i vostri piani a livello di Unità di crisi regionale se la situazione peggiorasse?
«Al momento utilizziamo i 5 ospedali di riferimento per il Covid: Sacco, Niguarda e Policlinico a Milano; poi Pavia e Brescia. In una seconda fase di emergenza abbiamo una rete di altri dodici ospedali e infine si utilizzerebbero i reparti allestiti in Fiera».

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