Nota alla manovra, tensione nel governo. Mancano i numeri
Per evitare il soccorso azzurro, anche i sottosegretari di Pd e M5S si sono fiondati sui cellulari, chiamando uno a uno i senatori, per assicurarsi la loro presenza. Non tutti hanno risposto. Preoccupa soprattutto la sponda pentastellata. I grillini stanno facendo i conti con la propria pulsione autodistruttiva, in bilico tra la voglia di espulsione dei garanti e l’aspirazione individuale di alcuni a levare le tende il prima possibile. A sfilare il gomitolo di recriminazioni si ritrova un po’di tutto: questioni di soldi, la frustrazione di un Parlamento esautorato a colpi di fiducie e decreti che il Covid ha moltiplicato, i primi abbozzi di correntismo delle tipiche faide grilline. Il capogruppo dei 5 Stelle a Palazzo Madama Gianluca Perilli è disperato. E d’accordo con il collega della Camera e con il ministro D’Incà ha suggerito di frenare le espulsioni in programma.
Si parla di tre senatori ormai con un piede fuori dal Movimento. L’addio di Marinella Pacifico è dato per scontato. Da mesi non restituisce più parte dello stipendio né versa il contributo alla piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio. Ha votato no al referendum e ha dichiarato di essere contrari allo stato di emergenza dichiarato dal presidente Giuseppe Conte. E adesso dice che forse voterà contro la Nadef, esaltata dalle posizioni di Alessandro Di Battista: «Sono contraria all’alleanza con il Pd». Insomma, sta facendo di tutto per farsi cacciare. A rigore di codice grillino, anche gli altri che hanno fatto campagna per il No o sono in ritardo con i pagamenti dovrebbero finire espulsi. Ma forse non è il momento migliore per eseguire la sentenza.
LA STAMPA
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