Coronavirus, il Pd: Conte agisca senza indugio. Attacco del governo alle Regioni
Il virus va veloce, l’ultimo Dpcm firmato da Giuseppe Conte non sembra in grado di rallentarne la corsa e il rischio, sul piano politico, è che si inneschi un pericoloso tutti contro tutti fra le istituzioni, che complicherebbe ancor di più la lotta alla pandemia. Tra governo e Regioni si è innescato un durissimo rimpallo di responsabilità, con i ministri che accusano i governatori di aver perso tempo sui trasporti e sulle terapie intensive. E adesso i partiti di maggioranza sono in pressing sul capo del governo perché batta un colpo e lavori per rafforzare gli argini prima che il fiume esondi. Il capo delegazione del Pd Dario Franceschini ha chiesto a Conte «una riunione per decidere senza indugio nuove misure nazionali per contenere il contagio, d’intesa con le Regioni». Dove quel «senza indugio» descrive l’aria che tira al Nazareno.
Nicola Zingaretti è preoccupato per la velocità e il numero dei contagi e chiede a Conte di valutare altri provvedimenti che possano evitare «un futuro e drammatico lockdown». Il Pd teme che, se non si piega la curva adesso, tra un mese bisognerà «chiudere tutto» e chiede a Palazzo Chigi di assumere una linea chiara e netta, anche per evitare che i presidenti delle Regioni continuino a fare di testa loro. Anche Italia viva condivide la necessità di dare una scossa, sia sul piano sanitario che su quello politico. «Non capisco cosa stiamo aspettando a chiedere il Mes», incalza Matteo Renzi, stufo della politica dei rinvii. Il fondatore di IV ritiene un altro lockdown «disastroso» e giudica «un errore far pagare ai ragazzi il conto dell’epidemia».
Per Lucia Azzolina «la scuola è sicura, mentre i centri commerciali non lo sono». E anche Conte pensa che chiudere le scuole come ha fatto De Luca in Campania «non è una grande soluzione». Nella conferenza Stato-Regioni lo scontro è stato aspro. Il governo respinge l’accusa di aver perso tempo e scarica le responsabilità sugli amministratori. Francesco Boccia è furioso per il mancato coordinamento. È vero che i presidenti possono fare ordinanze più restrittive, ma poiché «i pilastri condivisi erano tutelare scuola e lavoro», il ministro delle Autonomie avverte De Luca: «Il presidente della Campania ha chiuso le scuole con una sua ordinanza e si assumerà la responsabilità degli effetti».
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