Fine di un’illusione (di Marco Damilano)

La conversazione avviene con un politico antico, e dunque di una certa età, anche se la prontezza di riflesso è da ragazzo, si discute di tutto: chi si candiderà sindaco a Roma, lo stato di salute della maggioranza, chi sarà il prossimo presidente della Repubblica. «Sergio Mattarella, ancora una volta. L’ho capito quasi due anni fa, quando andò a Genova a commemorare l’operaio Guido Rossa, ucciso dalle Brigate rosse quarant’anni prima. Riprenda in mano quel discorso, vedrà che c’è tutto l’oggi: il lavoro, la fragilità delle istituzioni, il rapporto tra lo Stato e i cittadini, la democrazia. Ho pensato: andrà avanti, sarà rieletto». Va bene, recuperiamo quel discorso del 23 gennaio 2019, leggiamo. «La nostra comunità ha superato la prova grazie alla propria coesione, rafforzata da quelle personalità e da quelle forze politiche e sociali che sono state capaci di ricostruire unità nei momenti cruciali… La democrazia è una condizione delicata, la cui cura viene affidata alle istituzioni ma, in misura non minore, è affidata alla responsabilità e ai comportamenti dei cittadini, in tutti i luoghi in cui si sviluppa la loro presenza».

Per motivare la rielezione di Giorgio Napolitano servì un cataclisma: elezioni senza vincitore, impossibilità di fare il governo, candidati al Quirinale impallinati dai franchi tiratori del Pd, Parlamento bloccato. Per l’emergenza che potrebbe spingere, fin da ora, a disinnescare ogni segno ulteriore di incertezza istituzionale, basta guardarsi intorno. E mettere a fuoco la lastra di plexigas che taglia in due la scrivania di legno massiccio e che mi separa dal mio interlocutore. Trasparente, sottile ma ingombrante come è la paura degli italiani di questi giorni.

Negli stessi minuti, è la mattina di martedì 13 ottobre, viene pubblicato il Dpcm, il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, con le disposizioni anti-covid delle prossime settimane. È di nuovo, nell’ordine: preoccupazione in aumento per la crescita dei contagi («con diecimila casi giornalieri il sistema resiste due mesi», prevede Carlo Palermo, segretario dell’Anaao-Assomed, sindacato dei medici ospedalieri italiani), divisioni tra le regioni e il governo nazionale, la vita quotidiana interamente stravolta.

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