Gli inutili conflitti
di Milena Gabanelli |
Di fronte ad una pandemia che si diffonde nel Paese in maniera non uniforme, è evidente la necessità di misure di prevenzione e cura mirate, pertanto la cooperazione tra Stato, Regioni e Comuni è indispensabile. Lo scenario più efficace dovrebbe prevedere misure specifiche e circoscritte, inserite tuttavia in contesto solido di visione e coordinamento nazionale. Di fronte all’emergenza estrema che stiamo affrontando, continuiamo invece ad assistere ad un confuso e persistente conflitto istituzionale e scarico di responsabilità. Le Regioni conoscono i problemi del loro territorio, e se valutano di isolare una zona, la decisione non può essere presa autonomamente, perché quella zona poi la devi cinturare, e le forze di polizia le dispone il prefetto, che risponde al Ministro dell’Interno. Le questioni sono strettamente connesse alla salute pubblica, e in sanità la competenza è delle Regioni. Vuol dire che devono provvedere al buon funzionamento degli ospedali, incrementare la medicina del territorio, organizzare con i comuni il trasporto pubblico in sicurezza, individuare tempestivamente i focolai, provvedere al tracciamento dei contagi. Ma ci sono misure che coinvolgono anche la sicurezza pubblica, e le Regioni non hanno forze di polizia. Da qui i conflitti, e il consueto scaricabarile. Siamo in una sorta di federalismo di fatto, ma senza regole, dove spesso prevale il più forte. Non in termini di capacità progettuale o operativa ma di peso politico.
L’esempio più emblematico è quello della scuola. La competenza è nazionale. Nella prima fase dell’epidemia il presidente delle Marche Ceriscioli decide autonomamente di chiuderle. Ceriscioli è in uscita, si sa già che non sarà ricandidato, il governo impugna il provvedimento, e vince. Le scuole riaprono, per essere richiuse qualche giorno dopo, e in tutta Italia, con un provvedimento governativo. Seconda ondata: De Luca, rieletto trionfalmente a settembre, la scorsa settimana chiude le scuole. Il governo ha fatto un attacco durissimo a De Luca, il ministro Azzolina ha usato parole che rasentano il disprezzo, ma non impugna. Tema immigrazione: la competenza è nazionale.
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