Mezza Italia “a rischio alto”
Mezza Italia “a rischio alto”. La situazione è “complessivamente e diffusamente molto grave”, è fondamentale ridurre le occasioni di contatto e “restare a casa quando possibile” e “sono necessarie misure, con precedenza per le aree maggiormente colpite, che favoriscano una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e che possano alleggerire la pressione sui servizi sanitari, comprese restrizioni nelle attività non essenziali e restrizioni della mobilità”. E quindi la possibilità di adottare misure restrittive e anche zone rosse sui vari territori, la chiusura di attività ricreative sociali e culturali, come discoteche, bar e locali.
Nell’ultima settimana la diffusione del contagio in Italia ha raggiunto soglie allarmanti. Il quadro – come certifica il report dell’Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute pubblicato in serata – è sempre più preoccupante, nel Paese lo scenario è cambiato. Secondo la classificazione fatta nel documento del Cts “Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di trasmissione per il periodo autunno-invernale” complessivamente si è passati dallo scenario 2 al 3, caratterizzato da una situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo”, dall’indice di trasmissibilità Rt in costante crescita, dall’aumento del numero di positivi e i focolai e dal fatto che il sistema sanitario è, per l’appunto, a rischio. Le regioni comprese nello scenario 3 sono quattro: Campania, Lazio, Marche e Toscana. Ma nove – in cui si registra “una rapidità di progressione maggiore” – sono comprese invece nello scenario 4 caratterizzato da una “situazione di trasmissibilità non controllata com criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo”. Emilia Romagna, Piemonte, Liguria, Lombardia, Bolzano Provincia autonoma, Puglia, Valle D’Aosta, Veneto e Umbria sono classificate come “a rischio alto”. Condizione delicata: “se dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane – si legge nel documento del Cts – si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento molto aggressive”. Per esempio, zone rosse più estese e per almeno tre settimane, limitazioni alla mobilità in aree specifiche, chiusura di bar, ristoranti e locali notturni e chiusura di scuole e università.
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