“I medici di base non filtrano i casi lievi”. Il capo dei 118: pronto soccorso allo stremo
di ALESSANDRO BELARDETTI
Presidente Balzanelli, in questi giorni si è sentito di ospedali al collasso, di ambulanze in coda per ore, di pazienti in attesa per giorni. Qual è la situazione nei pronto soccorso?
“La situazione è quella che era prevedibile, con l’approssimarsi dell’inverno – risponde Mario Balzanelli, presidente Società italiana Sistema 118, responsabile di una Covid station con 20 posti letto a Taranto –. Il sistema emergenziale nazionale va incontro al rischio di fallimento se non si aumentano i mezzi e gli equipaggi del 118, e se non si creano aree dedicate per la presa in carico di elevati volumi di pazienti acuti e sintomatici. È un errore metodologico importante prendere decisioni ragionando solo sugli asintomatici e sui contagi: il vero dato da monitorare è il riempimento delle terapie intensive, che raddoppia di settimane in settimane”.
Il capo dei reparti Covid nei pronto soccorso lombardi, Guido Bertolini, grida che serve il lockdown nazionale, perché la situazione nei pronto soccorso italiani è drammatica. Lei cosa pensa?
“Credo che occorra rinforzare le misure di protezioni individuali chiudendo le tre vie d’ingresso del virus: occhi, naso e bocca. Bisogna usare la visiera assieme alla mascherina se non si riesce a mantenere la distanza interpersonale. Io dico: liberi tutti, altroché lockdown. Stiamo distanti il più possibile, andiamo negli spazi aperti, sparpagliamoci al mare, in montagna. Il 95% dei positivi è asintomatico e se ci chiudiamo nei condomini d’inverno, considerando l’altissimo livello di contagiosità del virus, rischiamo di ‘friggere’ intere città nei palazzi. Con un lockdown contageremmo i parenti, i vicini, gli anziani. Non si possono tenere 60 milioni di italiani al guinzaglio”.
Perché le ambulanze, soprattutto nel Lazio e in Lombardia, devono restare in coda all’entrata dei Pronto soccorso e non scaricano immediatamente i pazienti nei reparti adibiti?
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