La seconda ondata “investe” il Governo
- Roberto Arditti Direttore editoriale di Formiche.net
Il 21 luglio scorso, al termine di un negoziato estenuante proseguito per quattro giorni e quattro notti, Giuseppe Conte vince la partita della vita. L’Italia si aggiudica la fetta più grande delle risorse europee: ben il 28 percento dei 750 miliardi previsti dal Recovery Fund.
“Il Governo è forte: la verità è che l’approvazione di questo piano rafforza l’azione dell’esecutivo” annuncia trionfalmente il premier. E perfino Giorgia Meloni (che di certo non è una che le manda a dire) è costretta a riconoscere il successo del primo ministro: “Si è battuto per contrastare le pretese egoistiche dei Paesi nordici”.
È la consacrazione di una leadership sbocciata all’insegna del camaleontismo: prima professore perfetto “sconosciuto” sprovvisto persino di un account social, poi avvocato del popolo per conto dell’alleanza sovran-populista e infine alfiere dell’Europa capace di rassicurare paternalisticamente gli italiani e di frenare l’avanzata della destra.
Una popolarità suffragata dalle elezioni Regionali di settembre. Nelle urne non soltanto non si concretizza la disfatta che in molti preannunciavano ma la maggioranza giallorossa si scopre perfino più forte.
Così il “contismo”, nuovo fenomeno politico-culturale, raggiunge il suo apogeo. Tuttavia, come ci mostra l’ultima rilevazione SWG, l’acme del consenso potrebbe coincidere con l’inizio della discesa.
Lo scrisse Machiavelli 500 anni fa, ma la lezione è più che mai attuale: la fortuna è uno di quei fiumi rovinosi che “quando s’adirano allagano e’ piani, ruinano gli alberi e gli edifizii”. E l’unico modo che gli uomini hanno a diposizione per proteggersi dalle piroette della sorte è costruire argini e ripari “in modo che, crescendo poi, o egli andrebbano per uno canale, o l’impeto loro non sarebbe né si licenzioso né si dannoso”.
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