Dpcm e regioni: pasticcio continuo. I nuovi colori slittano

Il governo per tentare di placare le polemiche ieri ha reso pubblici e diffuso i ventuno indicatori che, presi nel loro insieme, definiscono automaticamente la “colorazione” di ciascun territorio. “Si tratta di un lavoro complesso, di dettaglio – ha spiegato oggi Roberto Speranza riferendo alla Camera -per mettere nelle condizioni migliori la cabina di monitoraggio di svolgere il suo lavoro. Ciascuna Regione viene classificata sulla base dell’incrocio dei parametri”. Il ministro della Salute in tutti questi mesi di pandemia forse non è mai stato così duro nel difendere il proprio lavoro: “I criteri di sui parametri sono stati condivisi con le Regioni in due sedute congiunte di lavoro, che si sono svolte il 29 e il 30 aprile. Da 24 settimane i 21 parametri di riferimento vengono utilizzati senza che una sola Regione abbia mai eccepito sul modello o sugli esiti delle elaborazioni conseguenti, né mai una voce in dissenso si è sollevata dal Parlamento del nostro paese”.

Una fonte dell’esecutivo spiega: “Il meccanismo è lineare e chiaro, ogni settimana verrà fatto un aggiornamento, ci consente di creare un automatismo che vada oltre le valutazioni politiche”. Ammette che “il problema non è quello che avverrà dal prossimo monitoraggio, ma la confusione che c’è stata, in tempi e modi, nell’arrivare a definire le prime divisioni di zone, con una comunicazione che di certo non ci ha aiutato”. Dunque lo slittamento aiuta, almeno un po’, a prevenire e stemperare un’altra eventuale ondata di polemiche. Il punto di caduta rimane invariato, semplicemente posticipato di un giorno: da domani, probabilmente, si inizierà a parlare dello slittamento di altri territori nelle fasce di rischio più elevate.

L’HUFFPOST

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