Alberto Genovese, Roberto Bolle chiamò la polizia la notte della violenza sessuale


Il secondo intervento avviene quando la violenza è in corso ormai da ore, ma va considerato che gli agenti in quel momento non possono sospettare quel che sta accadendo: sia perché le segnalazioni, come altre precedenti, parlano solo di schiamazzi; sia perché in quel momento la festa è finita e la musica è stata spenta. A chiamare è il ballerino Roberto Bolle, che vive al piano di sotto. Non è la prima volta che deve chiedere l’intervento delle forze dell’ordine. A luglio del 2019, infatti, si era presentato al commissariato Centro per rendere «sommarie informazioni» e spiegare che quando si trova a Milano, tra una tournée e l’altra, sente spesso «in ore notturne musica talmente ad alto volume da non riuscire a dormine». Per Bolle il riposo è fondamentale, ma lui è quasi dispiaciuto di denunciare: «Il mio carattere è molto mite, quindi non me la sono sentita di andare a lamentarmi, e alla fine sul tardi riuscivo a prendere sonno». Non è il solo ad essere esasperato. Anche altri hanno denunciato Genovese dopo anni di notti insonni, già dal 2017. Il milionario fondatore di Prima.it aveva addirittura istallato un impianto che verificava il livello dei decibel che spesso, come nelle settimane della moda o del Salone del mobile, raggiugnevano livelli altissimi. Ma l’imprenditore mandava un suo legale alle riunioni di condominio con i tracciati del suo impianto di misurazione e sosteneva che tutto fosse regolare.


All’1.30 dell’11 ottobre Roberto Bolle rinuncia alla mitezza e chiama la polizia. La Volante Duomo bis secondo turno si ferma nella piazzetta. Gli agenti contattano il ballerino «il quale – annotano agli atti – segnalava una festa in atto da diverse ore presso l’abitazione» di Genovese, che «provocava disturbo alla quiete pubblica in quanto vi era musica ad alto volume e diversi schiamazzi provocati da persone ivi presenti». Bolle specifica anche che i condomini avevano più volte denunciato (Genovese è da tempo indagato anche per «disturbo alla quiete pubblica»). Gli agenti tentano di raggiungere l’abitazione, ma non riescono a salire fino al sesto piano perché le scale sono bloccate da un cancello chiuso a chiave che Genovese ha fatto installare a protezione dell’appartamento nel quale, a quel punto, l’imprenditore sta violentando la modella. Mentre tentano di arrivare all’abitazione, gli agenti vengono raggiunti dal «domestico» il quale dichiara che «Genovese non era presente» e che la festa «era finita, infatti avevano spento la musica e fatto allontanare gli invitati».

CORRIERE.IT

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