Covid. “Paracetamolo e niente antibiotici”. Ma i medici di famiglia bocciano il protocollo
di VERONICA PASSERI
C’è solo un modo per salvare gli ospedali dal default: curare a casa i pazienti positivi al Covid-19 ma che presentano sintomi lievi. Va in questo senso anche l’idea di potenziare in ogni provincia, fino a 110 strutture totali, i Covid hotel per chi ha difficoltà a restare in isolamento domiciliare nella propria abitazione, magari perché di dimensioni ridotte e condivisa con altre persone. Ma da mesi i medici di famiglia reclamano un protocollo unico sul territorio nazionale per fare chiarezza sui farmaci da somministrare e sulle procedure. E invece, finora, ne sono circolati diversi, differenti tra di loro non solo a livello regionale ma perfino provinciale. Ieri però è uscita (finalmente), la bozza di protocollo per le cure domiciliari che però è stata accolta non senza sconcerto dai medici di medicina generale che contestano di non essere stati interpellati e non condividono le indicazioni terapeutiche.
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Il protocollo è stato messo a punto dalla Commissione nazionale coordinata, su nomina di Agenas, dal direttore della clinica di Malattie Infettive del San Martino di Genova, Matteo Bassetti. Scelta che però è stata contestata, con una petizione su Change.org rivolta al ministro della Salute, da un gruppo di circa tremilasettecento medici che dichiarano di non sentirsi rappresentati da Bassetti e lo accusano di “dichiarazioni fuorvianti” sulla gravità della malattia. A tutti Bassetti risponde citando Socrate e ricordando che il mondo è pieno di “invidiosi livorosi”.
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