Covid. “Paracetamolo e niente antibiotici”. Ma i medici di famiglia bocciano il protocollo
Ma il protocollo unico arriva comunque tardi. Poche ore prima dell’uscita della bozza il segretario nazionale della Federazione dei medici di famiglia Silvestro Scotti non aveva usato giri di parole: “Noi medici di famiglia siamo fermi alle indicazioni che ci sono state fornite tra marzo e aprile. Trattiamo gli assistiti con paracetamolo, ibuprofene, vitamine in prima battuta. Se invece la febbre si protrae, anche antibiotici e cortisone. Se sopraggiunge la dispnea e la saturimetria scende troppo indichiamo l’ospedale”.
Nella bozza di protocollo intanto si spiega che nessun farmaco è previsto per i pazienti asintomatici mentre i sintomi febbrili vengono trattati con il paracetamolo. Gli antinfiammatori entrano in campo solo se il quadro clinico del paziente Covid inizia ad aggravarsi, il cortisone solo in emergenza per evitare di aggredire il sistema immunitario del malato. Nessun antireumatico, né antibiotici ma la somministrazione di eparina per le persone che hanno difficoltà a muoversi.
Nel dettaglio, spiega lo stesso Bassetti, con febbre non superiore a 38°C eo lieve sintomatologia respiratoria eo mialgie viene somministrata una terapia sintomatica a base di paracetamolo, ibuprofene o acido acetilsalicilico, la comune aspirina. Davanti, invece, a febbre persistente maggiore di 38.5°C per 96 ore con tosse e con dispnea da sforzo e con una saturazione dell’ossigeno a riposo in aria ambiente pari al 93% oppure al 90% in pazienti con patologie polmonari croniche si prevedono sempre paracetamolo, ibuprofene o acido acetilsalicilico ma in pazienti di età superiore ai 60 anni, con ridotta mobilità o in presenza di altri fattori di rischio si può impiegare l’eparina. Il trattamento con antibiotico è da valutare caso per caso in base all’impegno polmonare: “da non avviarsi – si osserva – all’esordio dei sintomi, ma in caso di sospetta sovrainfezione batterica“. Il cortisone è indicato solamente dopo 5-7 giorni dall’esordio dei sintomi e da evitare in chi non presenta segni di compromissione respiratoria. “Inoltre – spiega Bassetti – i medici di medicina generale potranno usufruire di una consulenza infettivologica telematica e così potremo gestire insieme a casa i pazienti evitando, quando possibile, di essere ricoverati in ospedale. Un esempio di collaborazione tra ospedale e territorio. Uniti si vince”.
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