Londra, la ”rivoluzione industriale verde”: stop a benzina e diesel entro il 2030
di Antonello Guerrera
LONDRA. È la rivoluzione verde di Boris Johnson, anzi la “Rivoluzione industriale verde” come la chiama, fortemente voluta da lui ma soprattutto dalla sua fidanzata Carrie Symonds, celebre ambientalista e sempre più in plancia di comando a Downing Street dopo la recente cacciata dell’ex “rasputin” di Boris, Dominic Cummings. “Pensavamo di passare un anno più facile”, dirà oggi il premier britannico, “ma neanche il Coronavirus può fermare il nostro impegno e la nostra battaglia contro il cambiamento climatico. Con questo piano in 10 punti, diventeremo il Paese leader al mondo per energia eolica, ridurremo a zero le emissioni in Regno Unito entro il 2050 e creeremo centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro”. Il piano della “Rivoluzione industriale verde”, come lo chiamano a Downing Street, è ambizioso. Ci sono già 12 miliardi di sterline stanziati dal governo Johnson (circa 14 miliardi di euro) con fino ad altri 35 che potranno essere racimolati con l’effetto leva sugli investitori privati. Si stimano 250 mila nuovi posti di lavoro complessivi di qui al 2030, soprattutto – promette Johnson – nelle decadenti zone industriali del centro e del nord dell’Inghilterra, quelle guarda caso decisive nel trionfo elettorale dello scorso dicembre da parte del premier.
Inoltre, stop alla vendita di auto a benzina o diesel dal 2030 nell’intero Regno Unito. E tutto questo progetto, oltre alle già citate emissioni zero entro il 2050, avrà inizio nel 2021, proprio nell’anno del Cop26, il vertice sul clima che Londra organizzerà insieme all’Italia a Glasgow, in Scozia, il prossimo autunno. Ecco le misure che Boris Johnson presenterà oggi nello specifico. Energia eolica quadruplicata alla capacità di 40 gigawatt entro il 2030, così da fornirne a ogni casa sul suolo britannico con la creazione di 60 mila posti di lavoro.
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