Spostamenti a Natale, l’Italia verso la zona rossa nei giorni festivi e prefestivi

Roma, assembramenti in Centro: isolata zona Fontana di Trevi. Chiuse metro Spagna e Flaminio


A decidere il dietrofront, dopo i segnali verso un allentamento lanciati nei giorni scorsi, è stato un vertice d’emergenza convocato ieri sera da Giuseppe Conte, con i capidelegazione Dario Franceschini, Roberto Speranza, Alfonso Bonafede, Teresa Bellanova e i ministri Francesco Boccia e Federico D’Incà. Una sorta di gabinetto di guerra aperto dai report allarmati di Franceschini (Cultura), Speranza (Salute) e Boccia (Regioni). «Quello che sta accadendo è inammissibile», è stato osservato, «in Germania la Merkel chiude tutto e da noi le strade dello shopping sono stracolme in ogni città, ci sono resse davanti ai negozi e ai centri commerciali. In più, abbiamo notizia che nel prossimo week-end moltissimi scapperanno nelle seconde case o in vacanza, che i ristoranti sono già prenotati alla massima capienza per i giorni di Natale e Santo Stefano, che la gente sta affittando casali dal 31 dicembre al 2 gennaio per aggirare il divieto di spostamento in vigore il 1° gennaio. Se non facciamo qualcosa la terza ondata dell’epidemia non sarà un’ipotesi, ma una certezza».


Già, ma cosa? C’è chi ha ipotizzato di far scattare la zona rossa nazionale dal prossimo week-end fino al 10 gennaio. Chi ha proposto il lockdown in tutta Italia nei giorni festivi e prefestivi. L’obiettivo, condiviso anche dalla renziana Teresa Bellanova e dai 5Stelle Bonafede e D’Incà, è di impedire oltre alle resse nelle strade, nei negozi e nei locali, quei pranzi, quelle cene e quelle tombolate tra gruppi familiari non conviventi, che tanto allarmano i tecnici del Cts. «Il rischio è maggiore di quello della scorsa estate», ha spiegato Speranza, «a Ferragosto la gente si vedeva all’aperto, durante le Feste di Natale invece si incontrerà al chiuso. E al chiuso il rischio-contagio è molto più alto, perciò le conseguenze potrebbero essere peggiori del “liberi tutti” estivo».


Non a caso Franceschini si è presentato al vertice – dopo una lunga riunione con lo stato maggiore del Pd – chiedendo l’introduzione di «nuove misure di contenimento»: «Bisogna fare di tutto per non disperdere i risultati raggiunti e non tornare indietro. Per questo, alla luce di un sicuro aumento del rischio di assembramenti e alle raccomandazioni del Cts, occorre valutare l’adozione di nuove misure che garantiscano il contenimento dei contagi».

A sorpresa anche i 5Stelle Bonafede e D’Incà si sono schierati per un irrigidimento delle misure, al pari della Bellanova che ha sollecitato «misure anche più restrittive di quelle attuali, se necessario, ma comprensibili». A questo punto ha preso la parola Conte: «Va bene, ma per capire cosa fare dobbiamo sentire il Cts». Da qui l’appuntamento di questa mattina con gli esperti guidati da Miozzo. Quelli che, al pari di Speranza, vorrebbero l’intera Italia in zona rossa da subito. «Valuteremo con loro», ha spiegato a sera Conte, «un aggiornamento della curva epidemiologica e l’eventuale necessità di qualche ulteriore intervento di rinforzo delle misure già adottate per reggere meglio l’impatto sulla diffusione del virus delle festività natalizie in funzione della prevenzione di una probabile terza ondata».


La risposta del Cts è già nota: subito un giro di vite ferreo. «Già nel verbale di venerdì», spiega Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, «eravamo stati molto duri nello spiegare che la situazione è ancora molto delicata, che la curva sta scendendo poco. Nelle ultime ore ad esempio abbiamo una lievissima flessione rispetto a sabato scorso, ma con molti meno tamponi». Insomma, l’Italia è in emergenza e serve una nuova stretta.

IL MESSAGGERO
 

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