Mance e regalie, il vizio italiano del clientelismo
di RAFFAELE MARMO
Neanche la tragedia epocale della pandemia ha fermato gli emendatori folli della manovra che, a colpi di micro-norme, hanno prodotto la proliferazione di mance e mancette a beneficio di questo o quel territorio, di questa o quella lobby. Un’esplosione scandalosa di benefit particolari e addirittura ad personam che appare tanto più inappropriata e inopportuna quanto più ci sarebbe stata l’occasione per concentrare risorse e impegno su pochi, essenziali, progetti. Bastava un sussulto di dignità dei parlamentari di maggioranza e opposizione per destinare i miliardi di euro buttati in mille rivoli a un solo grande obiettivo.
Per esempio l’aumento degli stipendi degli infermieri italiani che, con i medici, hanno dedicato e dedicano notte e giorno alla cura di tutti noi e dei nostri cari. Insomma, qui non è in discussione l’Italia dei mille campanili e neanche quella del “particulare” del Guicciardini, ma l’assenza di qualsiasi immedesimazione dei parlamentari con il contesto storico da tornante della civiltà umana che stiamo vivendo nella massima incertezza e precarietà sul futuro prossimo.
E, allora, come si fa anche solo a ipotizzare un emendamento per destinare risorse alla filiera suina o ai concerti jazz, per non parlare delle gare ciclistiche o degli 800 anni dei presepi?
E questo solo per citare le modifiche meno strampalate tra le centinaia approvate nella notte dell’assalto alla diligenza come fossimo in uno dei qualsiasi autunni di manovra dei decenni passati.
In questo senso non c’è maggioranza e non c’è opposizione che tengano: la stragrande quota degli emendamenti-mancia sono passati con voto bipartisan, secondo quel metodo che la scienza politica americana ha studiato a lungo, coniando addirittura un’espressione ad hoc, logrolling, per indicare lo scambio di favori nelle votazioni, come facevano, ma con ben altra nobiltà, i pionieri americani che si aiutavano l’un l’altro nel rotolare tronchi per costruire nuove abitazioni.
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