Ginecologo ucciso a Milano: non ci sono impronte sul coltello. Dal suicidio ai soldi nel paradiso fiscale. Tutte le ipotesi investigative

La scena del delitto  

I dettagli messi insieme offrono un puzzle molto composito. Il ginecologo al momento dell’agguato mortale indossava dei guanti in lattice. Perché? Era sceso dal treno tre ore prima, aveva ancora necessità di proteggersi dal possibile contagio del coronavirus? Altro dettaglio sanitario: il ginecologo era inserito in una lista di persone da avvertire per un sospetto contagio Covid. Aveva l’obbligo di autoisolarsi, e allora perché è partito per Milano?

Sulla scena del delitto compaiono vicino al cadavere il Rolex, sfilato dal polso e chiuso come per essere riposto, e il coltello da cucina con il quale il medico è stato sgozzato. Non sono stati ritrovati il portafogli e il cellulare; cosa che rende più difficili le indagini poiché gli investigatori possono analizzare i tabulati ma non i messaggi arrivati. 

Si continua a scavare nella vita privata di Ansaldi: ogni informazione può essere utile a capire cosa è successo quel sabato pomeriggio. Già ieri familiari, amici, colleghi erano stati sentiti a Napoli, dove sono state effettuate acquisizioni nell’abitazione dove viveva e nello studio. Un lungo e complesso lavoro per capire il motivo del viaggio di Ansaldi da Napoli a Milano con un biglietto di sola andata e con una valigetta con dentro pochi oggetti personali e nessun cambio di vestiti per fermarsi almeno una notte. «Non c’è una pista prevalente, tutte sono al vaglio», viene spiegato in Procura. 

Stefano Ansaldi, chi era il ginecologo ucciso a Milano: ha aiutato moltissime donne a diventare mamme

IL MESSAGGERO

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