Legge elettorale, il 2020 si chiude in stallo: Conte e i leader alla ricerca di un accordo
Al numero 10 del programma in 29 punti del governo Conte 2, c’erano le riforme e la legge elettorale. Il pacchetto di contrappesi – frutto di lunga trattativa – per rendere organica la riforma del taglio del numero dei parlamentari, fu uno dei pilastri dell’accordo dell’esecutivo giallorosso. Il Pd aveva sempre votato contro la ‘norma bandierà dei 5 Stelle. Il pacchetto di contrappesi era la garanzia di ‘potabilità’ per i Dem. A più di un anno da quell’accordo, il taglio del numero dei parlamentari è definitivo dopo l’esito del referendum, il governo ha approvato il decreto che ridisegna i collegi alla luce della riduzione di deputati e senatori. elezioni
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E i contrappesi? Ancora da approvare. Tanto che, non appena sarà convertito in legge il decreto sui collegi, ci sarebbe un sistema elettorale pronto per l’eventualità di un voto anticipato. Con tutte le distorsioni del caso, però. Specie sul Senato. Le regioni medio-piccole rischiano di eleggere uno o due senatori, tagliando fuori in partenza alcune forze politiche dalla rappresentanza.
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Di qui, la necessità di cambiare la legge elettorale. Ma il 2020 che era iniziato con un accordo tra le forze di maggioranza (tranne Leu per la riserva sulla soglia di sbarramento) che avevano sottoscritto un testo di riforma – il Brescellum, proporzionale con soglia al 5% – chiudono l’anno peggio di come l’avevano cominciato: l’accordo sul Brescellum è saltato. Italia Viva chiede di procedere prima con la riforma dell’architettura istituzionale – ovvero il superamento del bicameralismo – e solo dopo passare alla legge elettorale. La fotografia del fallimento della trattativa si è avuta nelle scorse settimane: il tavolo sulle riforme nato dopo l’incontro tra il premier Giuseppe Conte e i leader della maggioranza è stato chiuso per ‘stallo’. Impossibile andare avanti. La palla è stata rimandata ai leader. La maggioranza
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