Covid, in Veneto contagi in aumento e tasso di positivi record: ecco perché
Non li si nomina, ma sul banco degli imputati finiscono proprio i 21 parametri secondo cui una regione diventa arancione o resta gialla. In Veneto i 1.000 posti letto di terapia intensiva attivabili (al momento ce ne sono 395 occupati da pazienti Covid) hanno influito molto sulla tenuta del sistema consentendo alla regione di restare gialla e al virus di diffondersi. Anche dall’Iss filtra un moltiplicarsi di dubbi sull’efficacia del metodo adottato, sia sulla scelta degli indicatori, sia sulla capacità di risposta in tempi rapidi al mutare del quadro epidemiologico di un dato territorio. La parola chiave è «paradosso» e il Veneto, in questo senso, potrebbe diventare un caso emblematico su cui modellare un nuovo sistema di parametri ma anche della capacità di «leggere» e declinare i numeri che settimanalmente le regioni inviano a Roma: dalla capacità di presa in carico al tracciamento, dal numero di tamponi al sempre fondamentale indice di contagio Rt passando per i numeri che definiscono la tenuta del sistema sanitario, posti letto in intensiva inclusi.
L’esperienza delle ultime settimane in Veneto sta dimostrando come possano bastare anche pochissimi giorni di troppo in zona gialla per assistere alla nascita di nuovi focolai. Nel processo di valutazione complessivo sui diversi colori potrebbe, insomma, diminuire il peso specifico dei posti letto in intensiva che ha tenuto giallo il Veneto fino agli esiti di questi giorni. Di «terapie intensive dopate» per restare in area gialla ha parlato a lungo nelle scorse settimane il segretario regionale di Anaao, sindacato dei medici ospedalieri, Adriano Benazzato. Suo l’allarme sulle «braccia» che scarseggiano: medici, infermieri e operatori sono troppo pochi e allo stremo, «già a dicembre 2019 la Regione certificava che mancavano 149 anestesisti all’appello». Figure fra le poche titolate ad operare in terapia intensiva. L’effetto domino, infatti, non si ferma qui. Se i 1.000 posti letto di terapia intensiva esistono davvero con tanto di spazi e attrezzature già pronte, ciò che scarseggia sono le risorse umane. L’upgrade a letti, respiratori e monitor è stato fatto in maniera impeccabile ma i bandi per nuove assunzioni di medici, infermieri e operatori vanno deserti. Con il risultato che l’attività ordinaria, non emergenziale e gli screening sono rinviati anche di parecchi mesi. Per Domenico Crisarà, segretario Fimmg in Veneto, ai 21 parametri ce n’è uno da aggiungere: «La responsabilità dei cittadini che in Veneto è mancata». «Sicuramente il fatto che non ci sia stata una chiusura totale ha influito — spiega Crisarà — ma temo abbiano influito davvero molto i comportamenti. Lungi da me assolvere e giustificare, com’è noto sono spesso in disaccordo col presidente Zaia, ma in questi giorni penso alle piste da fondo sull’Altopiano di Asiago, nel Vicentino. Uno sport universalmente considerato “da sfigati”, mi si passi il termine. Ebbene, nelle scorse settimane erano piene, strapiene, pare il nuovo sport nazionale dei veneti. E già le cose andavano male…».
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