La destra accetti l’Europa
Se quanto detto è corretto ne discende un enigma: come è possibile che Lega e Fratelli d’Italia insistano nella polemica antieuropea, si attardino in pose «sovraniste», mentre si avvicina il momento in cui, probabilmente, assumeranno responsabilità di governo?
Prima o poi le elezioni si terranno ed è probabile che la destra vinca. Salvini e Meloni si rendono conto che con la loro martellante propaganda antieuropea, con la Germania dipinta come l’affamatrice d’Italia, essi rischiano di preparare un pessimo futuro al loro governo e al Paese?
Ascoltare i leader nei momenti solenni aiuta a comprendere quali siano le parole d’ordine di cui si servono per dialogare con i propri seguaci. Ho ascoltato il discorso che ha pronunciato alla Camera Giorgia Meloni il 9 dicembre. Si è trattato di una durissima requisitoria antieuropea e antitedesca. L’Europa è stata dipinta da Meloni come una entità dedita allo strozzinaggio e ai ricatti nei confronti dell’Italia. Il suo unico scopo, sembra di capire, sarebbe quello di rovinarci economicamente per fare un favore alla Germania e alle sue banche. L’Europa di cui parla Meloni è in mano (parole sue) a «nemici dell’Italia» i quali non sono disposti a sborsare soldi senza in cambio garanzie sul loro impiego. Eppure, proprio a proposito di garanzie, è stata la stessa Meloni in altra occasione, a ricordare — e su questo ha ragione da vendere — che la politica dei bonus del governo Conte, la distribuzione a pioggia di denaro pubblico, non è di certo un bel vedere per gli altri europei. Nel discorso qui citato ella ha agitato lo spettro di una soluzione «alla greca» con tanto di ristrutturazione del nostro debito, patrimoniale, tagli degli stipendi e quant’altro, il tutto imposto dalla Germania. Ha paragonato l’Italia a una colonia e ha sostanzialmente invitato a una sorta di lotta (pacifica ma pur sempre lotta) di liberazione nazionale, contro l’Europa, e per la «libertà». Contro (testuale) il «dominio straniero». Neanche parlasse dall’Algeria francese. Meloni è persona intelligente, certamente sa di avere esagerato.
Ciò che ho capito io è che Giorgia Meloni pensa che il suo «popolo», i suoi elettori, siano mobilitabili soprattutto mediante parole d’ordine nazionaliste del tipo «liberiamo l’Italia dalle catene imposteci dall’Europa», dal dominio straniero per l’appunto. Sarà anche così, sarà questo ciò che i suoi elettori vogliono sentire, sarà per questo che è premiata dai sondaggi. Ma poniamo che vinca le elezioni e che vada al governo. Date queste premesse come farà a governare? Come farà a stabilire alleanze con coloro che più contano in Europa? Come farà a non ritrovarsi in mano (e noi tutti con lei) un pugno di mosche?
Quello che vale per Meloni vale anche per Salvini, naturalmente. Ma c’è una differenza. La Lega ha uno storico insediamento in alcune aree produttive del Paese, aree che non possono certo permettersi un rovinoso scontro con l’Europa. Soprattutto se, come è probabile data la concorrenza di Fratelli d’Italia, Salvini non sfonderà elettoralmente al Centro e al Sud, il suo tradizionale insediamento potrebbe ricominciare a condizionarlo. Fratelli d’Italia non soggiace agli stessi vincoli.
Checché ne pensino i sovranisti, l’Europa è il nostro destino. Ma è anche vero che in Europa c’è in effetti chi conta di più e chi di meno. La differenza la fa il buon governo. Governate bene l’Italia e sarete in Europa partner rispettati e influenti.
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