Covid, dopo Epifania l’Italia si ricolorerà di giallo. Le Regioni: lo sci parta il 18

di GIULIA PROSPERETTI

Più auspici che certezze e sopra ogni decisione la grande incognita della curva dei contagi che ieri ha segnato un aumento di 16.202 casicon un rapporto fra positivi e tamponi in risalita al 9,58%, mentre i decessi sono stati 575. In uno scenario in continuo divenire, come ribadito ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il nuovo anno si aprirà all’insegna della “flessibilità”. Dal 7 gennaio, però, l’Italia cesserà di essere solo rossa o arancione, come in queste feste, ma tornerà tutta o quasi gialla, con il coprifuoco alle 22 e bar e ristoranti e altre attività chiusi alle 18 del pomeriggio.

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A ogni regione il suo colore, al momento univoco, ma la situazione potrebbe cambiare. Secondo l’ultimo monitoraggio del ministero della Salute (Iss e Cts) “l’epidemia in Italia si mantiene grave ancora a causa di un elevato impatto sui servizi assistenziali”. Tre Regioni – secondo il report – Veneto, Liguria e Calabria hanno un Rt (indice di trasmissione ndr.) maggiore di 1 anche nel valore inferiore, compatibile quindi con uno scenario di tipo 2. Altre tre (Basilicata, Lombardia e Puglia) lo superano nel valore medio, e altre tre (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche) lo sfiorano”. A fronte “dell’elevata incidenza che ancora si registra e desta preoccupazione” l’Iss “esorta a considerare di applicare le misure previste, per i livelli di rischio attribuiti, anche oltre le scadenze attuali”. I fari rimangono puntati in particolare sul Veneto che, seguito da Lombardia e Puglia, con 2.986 nuovi positivi presenta la situazione più critica. A livello generale le misure sono quelle previste dal dpcm del 3 dicembre scorso in vigore fino al prossimo 15 gennaio. Ma non mancano le eccezioni.

Sul fronte scuola il Dpcm prevedeva dal 7 gennaio 2021, l’apertura degli istituti secondari di secondo grado con il 75% degli studenti in presenza. Percentuale ritoccata al ribasso dal ministro della Salute Speranza che nell’ordinanza del 24 dicembre ha stabilito il limite del 50%. Impostazione confermata ieri da Conte che però ha parlato di “soluzioni flessibili, da valutare paese per paese, scuola per scuola” in base a quanto emerso dal lavoro delle prefetture. Le soluzioni individuate localmente spaziano dagli screening a tappeto del personale organizzati in Piemonte e Valle d’Aosta, alla riapertura a tappe della Campania.

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