Perché c’è la crisi di governo?

Oggi — dopo il consiglio dei Ministri che dovrebbe portare all’approvazione del Recovery Fund — il leader di Italia viva, Matteo Renzi,potrebbe ritirare la delegazione del suo partito al governo: le ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti e il sottosegretario Ivan Scalfarotto.
Questo passaggio formalizzerebbe ufficialmente la crisi di governo.
Ma perché siamo arrivati qui? Ecco i motivi.

Gli scontri personali

Renzi, che è stato tra i principali fautori della nascita del governo giallorosso (decisiva fu questa intervista), negli ultimi mesi ha spesso avuto una serie di duri scontri con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha accusato spesso di eccessivo protagonismo nelle scelte. A inizio dicembre lo scontro politico si è inasprito.

La gestione del Recovery

A far scattare la miccia è stata la gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, cioè il piano di gestione del Recovery Fund, lo strumento comunitario fortemente richiesto dal governo per contrastare la crisi economica provocata dalla pandemia scatenata dal coronavirus. Conte, in una prima fase, aveva ipotizzato una cabina di regia guidata da Palazzo Chigi con l’ausilio di alcuni ministri e, soprattutto, di sei super manager (uno per ogni area dei progetti) e una squadra di tecnici. L’idea però ha creato tensioni nella maggioranza (non solo in Italia viva: anche il Pd, ad esempio, era stato molto critico). I renziani — che nei giorni precedenti avevano insistito anche per l’utilizzo delle risorse legate al Mes, strumento osteggiato dai 5 Stelle —, fanno muro.

La lettera di Renzi al premier

Il 16 dicembre Renzi invia una lettera al premier. «Non si chiede al Consiglio dei Ministri di approvare un documento condiviso all’ultimo momento», scrive. Il senatore ipotizza il ritiro della delegazione di IV e sostiene che la sua battaglia non sia legata alla richiesta di più posti per il suo partito al governo: «Non ci basta uno strapuntino». La necessità di approvare il bilancio dello Stato e le ferie natalizie rallentano i tempi della crisi, che però si allarga per spettro e portata. Si inizia a parlare di rimpasto, di esecutivi tecnici di unità nazionale e anche della possibilità di tornare al voto prima che scatti il semestre bianco il prossimo luglio. Conte inizia una verifica di governo.

Il piano «Ciao» e la delega ai servizi segreti

Dopo Natale, lo scontro sia accende. Il 28 dicembre Italia viva presenta le sue proposte(63) per il rilancio del Paese. Il piano si chiama «Ciao», acronimo di Cultura Infrastrutture Ambiente Opportunità. Intanto nello scontro politico si aggiungono l’utilizzo dei fondi legati al Mes (sui quali c’è il veto M5S) e la delega ai Servizi segreti che è in mano al premier.

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