Perché c’è la crisi di governo?

Il braccio di ferro

Alla conferenza stampa di fine anno, il 30 dicembre, il premier apre a modifiche: «Servono risposte sul recovery plan, aprire il confronto con le parti sociali e con le varie forze. Auspico un clima di collaborazione per arrivare quanto prima a una sintesi». Ma avverte Renzi: gli «ultimatum non sono ammissibili». E non guarda a un possibile rimpasto. Se verrà meno la fiducia di un partito il premier annuncia che andrà in Parlamento. «Meglio andare all’opposizione che accettare questo Recovery»: l’ultimo giorno del 2020 Renzi replica all’ipotesi di una parlamentarizzazione della crisi. A livello «diplomatico» aumentano le voci su un rimpasto. C’è chi valuta il fronte dei responsabili per sostituire i renziani nella maggioranza. Luigi Di Maio e il Pd offrono a IV un patto di legislatura.

La nuova bozza

Il 6 gennaio una nuova bozza del Recovery approda a Palazzo Chigi, ma si tratta ancora. Conte il 9 gennaio scrive: «Non è mai venuta e mai verrà meno, da parte mia, l’apertura al confronto e all’ascolto delle forze che sostengono il governo. Questo vale, ovviamente, anche per il Recovery Plan». L’11 gennaio viene inviata una nuova bozza del Recovery ai componenti del governo in vista del Consiglio dei ministri di stasera. Si tratta di un piano da 222 miliardi di euro. Diverse richieste di IV sono state accolte: dopo la moral suasion del Quirinale, il piano verrà approvato. Ma dopo l’ok del governo potrebbe aprirsi la crisi.

CORRIERE.IT

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