Crisi di governo, più Conte per tutti

Facciamola breve, perché il bilancio politico vero si farà dopo il Senato. Tutto quello che ci si aspettava è stato detto, senza acuti, in un clima da verifica permanente che si svolge in una dimensione separata dalla realtà con i suoi drammi e le sue urgenze sanitarie ed economiche. Un inno politicista in cui resta innominata la parola “morti”, arrivati a quota 80mila, così come un franco bilancio del lavoro svolto e dei tanti dossier aperti e rimandati. Scuola, lavoro, vaccini, tutto è elencato con leggerezza burocratica. La crisi politica in piena pandemia, squadernata di fronte al paese, è destinata a non risolversi neanche dopo il voto del Senato.

Anzi, l’orizzonte è questo, mentre per tutto il giorno si inseguono una ridda di voci attorno a quello che i Cinque Stelle, che prima di diventare così governisti chiamavano in modo greve “mercato delle vacche”: tre di Forza Italia in bilico al Senato, promesse di ministeri all’Udc, caccia si singoli senatori. Conte incasserà la fiducia al Senato. Anche perché il centrodestra, al netto delle urla che lo uniscono non ha offerto un’opzione politica alternativa, su cui al suo interno è diviso (vai alla voce: governo istituzionale). E se, come sembra il governo non raggiungerà “quota 161”, una volta incassata la fiducia continuerà a tentare, attorno alla prospettiva del ter, la costruzione di una gamba di centro con, appunto, socialisti, liberali, popolari, disponibili per stabilizzare il governo. Insomma, siamo già ufficialmente entrati nella terza fase della legislatura, dopo il Conte-Salvini e il Conte-Renzi. Il Conte con chi ci sta, appunto Conte la qualunque.

L’HUFFPOST

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