Crisi di governo, o numeri veri o niente reincarico
Se cioè qualche fine stratega o abile propagatore di spifferi immagina che Conte possa avere di nuovo l’occasione di presentarsi alle Camere per cercare lì i numeri avendo in tasca l’alternativa delle elezioni, è fuori strada. Così come è fuori strada immaginare, al termine delle consultazioni, incarichi a metà – “pre-incarichi” o “esplorativi”. C’è, in queste indicazioni, l’urgenza del momento che richiede la soluzione di un “mandato pieno” e di un Governo in grado, da subito di operare.
Del resto, se Conte avesse disposto di numeri per andare avanti non si sarebbe dovuto dimettere. O al limite avrebbe potuto riavere subito un pre-incarico. Invece sono necessarie le consultazioni, nell’ambito di una crisi senza pilota: non di una maggioranza che cerca nuovi assetti, ma di una maggioranza che tale non è e cerca di ritrovarsi nella crisi.
E se, dunque, tutto si gioca alle consultazioni, in questo primo giro, dove è scontata l’indicazione di Conte da parte di Pd, Cinque Stelle e Leu, gli attori cruciali sono, innanzitutto Renzi e Berlusconi, al netto dell’appalesarsi della finora invisibile gamba dei responsabili. Perché il primo (Renzi) può essere il protagonista della ricomposizione attorno al Conte Ter o dell’affossamento di Conte. E il secondo più essere il protagonista di un cambio di schema qualora proponesse non il voto, ma la disponibilità a una nuova maggioranza senza Conte. Insomma questo è il “giro” in cui si capisce se sia ancora in campo o meno l’avvocato del popolo. Poi inizia tutta un’altra partita, dall’esito ancora più imprevedibile.
L’HUFFPOST
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