Esercito e protezione civile tagliati fuori. “Ecco perché il piano vaccini è nel caos”

di RITA BARTOLOMEI

La campagna vaccinale anti Covid in Italia

“La strada giusta? Militarizzare. Santo cielo, la gestione delle emergenze non è democratica. Qualcuno si deve assumere la responsabilità. L’ho già detto tante volte, è il mio auspicio. Nella campagna vaccinale bisogna coinvolgere in modo forte la protezione civile con esercito, difesa, polizia di Stato, carabinieri… Un sistema organizzato, strutturato, con una possibilità di controllo sul territorio che solo loro hanno. Queste strutture difficilmente autorizzerebbero il vaccino alla moglie dell’assessore o alla cugina dello zio. Uno scandalo, se è vero che nella prima fase ci sono stati quasi 400mila intrufolati. Mi posso immaginare cosa succede dopo domani, con la campagna destinata al popolo”.

Agostino Miozzo, uomo della Protezione civile e coordinatore del comitato tecnico scientifico, dà voce a quello che tanti pensano. Oggi che la poltrona del commissario all’emergenza Domenico Arcuri è in bilico, legata al destino del suo sponsor principale, Giuseppe Conte, il malcontento per la dis-organizzazione del piano vaccini viene allo scoperto. E disegna un ’partito’ trasversale, dai medici ai tecnici. Non pare un caso che Walter Ricciardi, l’uomo più ascoltato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, insista su quella stessa immagine, “campagna militare”, evocando addirittura lo sbarco in Normandia, e “un generale che gestisca a livello nazionale il piano”.

Solo che i numeri ci riportano alla realtà. Un milione e 900mila gli italiani vaccinati in un mese – la categoria non sanitaria curiosamente cala di oltre 40mila unità tra il 22 gennaio e il 31 –, 297 i centri, 2.500-3.000 i vaccinatori in campo, mentre quando dovremo iniziare a fare sul serio abbiamo soldi per pagarne 15mila.

Fabrizio Pregliasco, virologo che fa opinione e presidente di Anpas, è diretto: “Siamo a disposizione ma finora formalmente non siamo stati coinvolti. Come mai? Immagino che ancora non abbiano deciso come fare. Evidentemente non hanno nemmeno ben chiaro quale sia la nostra forza. Noi siamo disponibili con i nostri mezzi, con le nostre ambulanze. Ma anche come supporto logistico, dovendo piazzare come immagino centri un po’ grossi. Siamo presenti in tutta Italia, abbiamo 1.100 sedi”. Per dare un’idea: il solo sistema della Protezione civile – dentro anche Croce Rossa e Misericordie – può contare su 300mila volontari qualificati attivi. Solo quelli di Anpas sono 100mila, tutti del settore sanitario.

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