Allarme mutazioni: le regioni non aprono, resta il coprifuoco e lo stop di asili ed elementari non è più un tabù
paolo russo
Il governo non intende farsi prendere in contropiede dalle varianti. Che per ora dovrebbero tingere di arancione solo Emilia-Romagna e Campania, ma che tra due, tre settimane – secondo le previsioni di Iss e ministero della Salute – spingeranno con ogni probabilità verso l’alto la curva epidemica. Per questo la parola d’ordine del ministro Roberto Speranza è: nessun allentamento delle misure in scadenza. Il 25 febbraio scade il decreto che vieta gli spostamenti anche tra le regioni gialle e sicuramente verrà reiterato. Il 5 marzo poi è la volta del Dpcm, che contiene il coprifuoco alle 22 e le chiusure di cinema, teatri, piscine, palestre, oltre che di ristoranti e bar la sera. Tutto prorogato anche in questo caso. Ma con il moltiplicarsi delle varianti probabilmente non basterà.
Lo sa prima di tutto l’Europa. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen si è confrontata ieri con il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, per parlare, così come ha fatto con i più importanti Paesi dell’Unione, di accelerazione della campagna vaccinale e dell’obiettivo «Covid zero» da raggiungere attraverso nuovi lockdown. Il ragionamento che fa la Commissione è questo: «Se non facciamo un sacrificio ora rischiamo di non uscire mai dalla pandemia, perché se le varianti prendono il sopravvento c’è il rischio che gli stessi vaccini perdano efficacia, facendo svanire l’agognato obiettivo dell’immunità di gregge».
L’Italia in questo momento di andare in lockdown nazionale non ci pensa proprio ma un inasprimento della stretta sembra nelle cose. La chiusura di asili e scuole elementari non è più un tabù e per consentire ai genitori di andare comunque al lavoro si farebbe uso a piene mani dei bonus baby sitter, come ha fatto l’Umbria per la provincia di Perugia in lockdown. Del resto le varianti sembrano contagiare maggiormente i più piccoli, che non possono nemmeno essere vaccinati.
In Piemonte, ad esempio, è già allarme per la diffusione del virus tra i ragazzini. «Registriamo un trend crescente nella fascia di età 6-10 anni. I giovani si stanno contagiando di più rispetto agli anziani», ammette l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, mentre la Giunta sta pensando di istituire zone rosse circoscritte laddove ci fossero focolai di varianti.
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