Allarme mutazioni: le regioni non aprono, resta il coprifuoco e lo stop di asili ed elementari non è più un tabù
Ma il governo è pronto a riproporre anche il «metodo Natale», con almeno un paio di settimane tutte arancioni nei giorni feriali e rosse nei festivi e prefestivi. Oppure intervenire con il bisturi traslando dal livello regionale a quello provinciale il sistema «a semaforo», basato sui 21 indicatori del Monitoraggio settimanale. Che oggi dovrebbe spostare dal giallo all’arancione solo Emilia e Campania (Marche sono in bilico), confermando nel medesimo colore Liguria, Toscana, Abruzzo, Trentino, Alto Adige e Umbria.
Nella fascia bianca dove tutto riapre dovrebbe fare il suo ingresso la Valle d’Aosta. Ma Speranza è in pressing sul presidente della regione, Erik Lavevaz, per convincerlo a non varcare ancora il cancello dell’Eden. «È un passaggio da valutare con intelligenza e cautela», frena il ministro.
A marciare sempre più con il freno tirato è la campagna vaccinale, che a causa del taglio delle forniture secondo i dati diffusi dalla fondazione Gimbe chiuderà il primo trimestre con la somministrazione di un misero terzo delle dosi previste. «È credibile che si possano recuperare le mancate consegne», afferma l’Ad di Irbm, partner di AstraZeneca e Oxford, Pietro Di Lorenzo. Che poi rassicura: «Il nostro non è un vaccino di serie B perché previene il 100% dei casi gravi di malattia».
Intanto i Nas fanno visita nella sede della regione Veneto, su incarico dei magistrati, per accertare chi siano gli intermediari che propongono il vaccino Pfizer al di fuori degli accordi stabiliti dall’azienda con la Commissione Ue. «Si tratterebbe di due russi – riferisce un’autorevole fonte del ministro – ma visto che l’azienda ha categoricamente escluso la vendita nel libero mercato, delle due l’una: o si tratta di un tentativo di raggiro, oppure di dosi acquistate non si sa come da Paesi poveri e rivendute con sovrapprezzo a quelli ricchi». Che sarebbe forse ancora peggio.
LA STAMPA
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