Caro Draghi, serve subito il colpo d’ala
I sondaggi confermano la fiducia che gli italiani ripongono in Draghi. Sei su dieci credono in lui. Questa cambiale in bianco firmata dal popolo è un beneficio, ma può rivelarsi un maleficio. Alessandra Ghisleri lo spiega come meglio non si potrebbe: sei su dieci sono anche i nostri connazionali che, dopo averne apprezzato il discorso programmatico davanti alle Camere, adesso chiedono al premier un “immediato cambio di passo” e un “rapido segno di discontinuità” rispetto al governo precedente. Su Draghi si sta concentrando una quantità smisurata di aspettative che, se mal gestite, possono finire per schiacciarlo in fretta. Per questo tocca a lui, con altrettanta fretta, cominciare a cambiare passo e a dare quei segni di discontinuità che la gente si aspetta. È vero che siamo solo agli inizi di un percorso e i guai che il Paese si trascina da mezzo secolo non si risolvono in mezzo mese. Ma è altrettanto vero che se non ci prova un leader con il suo curriculum, chi altri può riuscirci?
Per ora il salto di qualità, evidente, lo abbiamo visto sul fronte internazionale. Le due uscite del premier al G7 e al Consiglio europeo hanno marcato subito un protagonismo nuovo del Paese, che va esattamente nella direzione di cui parlava il commissario Ue Paolo Gentiloni nell’intervista a “La Stampa” della settimana scorsa. Con Draghi l’Italia può giocare un ruolo decisivo, in Europa e nel mondo. Ed è già così, come dimostra la linea dura assunta sulle inadempienze di Big Pharma nella fornitura dei vaccini, sulla difesa militare e digitale rispetto a Cina e Russia, sulla cosiddetta “autonomia strategica” dell’Unione nel rapporto di fedeltà atlantica con l’America. Con tutto il rispetto per “Giuseppi”, il profilo dell’Italia è già mutato, e non potrebbe essere diversamente, visto che per otto anni Draghi alla Banca centrale europeo è stato uno degli uomini più potenti del pianeta, e adesso ha di fronte a sé l’opportunità di colmare il vuoto di leadership che si aprirà nell’Unione a settembre, dopo l’uscita di scena della Cancelliera di ferro Angela Merkel.
Ma ora lo stesso colpo d’ala si impone anche sul fronte interno. Le urgenze non mancano. La lotta al Covid e il piano vaccinale su tutto: anche qui, come è accaduto nella delega sui servizi segreti conferita a Franco Gabrielli, serve un sano spoil system, di cui il nuovo capo della Protezione civile è solo il primo atto. Poi tutto il resto. I piani del Next Generation Eu, da trasmettere a Bruxelles entro fine aprile per poter ottenere entro giugno il primo acconto dei 209 miliardi. La riforma degli ammortizzatori sociali, da accompagnare alla fuoriuscita dall’economia dei sussidi e dal blocco dei licenziamenti. La soluzione delle grandi crisi industriali, da Ilva ad Alitalia, e dei grandi piani infrastrutturali, dalla rete unica delle Tlc alle concessioni autostradali. Il Paese è stanco, è logorato, è smarrito. A Draghi chiede esattamente ciò che lui gli ha promesso: una “nuova ricostruzione”. Si apra il cantiere, e il malcontento diventerà davvero il primo passo verso il progresso.
LA STAMPA
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