L’ex direttore della Cia: “Togliatti, il Metropol e il voto infiltrato. L’Italia è ancora un obiettivo dei russi”
Paolo Mastrolilli
DALL’INVIATO A NEW YORK. Lee Harvey Oswald aveva ucciso John Kennedy per obbedire ad un ordine di Nikita Krusciov. E questa è sola una delle rivelazioni esplosive contenute nel libro Operation Dragon, appena pubblicato dall’ex direttore della Cia Jim Woolsey e dall’ex capo dei servizi segreti romeni Mihai Pacepa. Perché quando poi passiamo all’Italia, escono notizie che varrebbero ognuna un libro: Stalin aveva cercato di eliminare Pio XII; Enrico Fermi aveva contribuito a passare i segreti della bomba atomica a Mosca; Togliatti era stato fatto fuori in Urss perché aveva urtato Krusciov. Più di recente, poi, sono credibili l’audio di Gianluca Savoini all’albergo Metropol che documenta la corruzione della Lega, le interferenze nelle elezioni italiane, e gli obiettivi nascosti della missione inviata in Lombardia per il Covid.
Perché è convinto che Oswald lavorasse per Mosca?
«Krusciov
era uomo emotivo ed impetuoso, e odiava Kennedy dall’epoca delle crisi
dei missili a Cuba, perché lo aveva fatto sembrare uno stupido
costringendolo al ritiro. L’ordine per eliminare il capo della Casa
Bianca era stato emesso. Poi Krusciov aveva capito che così rischiava la
guerra con gli Usa, e aveva bloccato il Kgb. Oswald però era un
fanatico e non era riuscito a fermarsi».
Jack Ruby fu parte dell’operazione?
«Il Kgb gli ordinò di uccidere Oswald, perché altrimenti avrebbe sicuramente parlato».
Perché gli investigatori e la Commissione Warren non lo avrebbero scoperto?
«L’analisi
delle comunicazioni fra Krusciov ed Oswald non fu fatta in maniera
efficace. Il mio coautore Pacepa, che operava in quel mondo, ne era
convinto. Ora speriamo nella revisione dei fatti».
Voi
scrivete che dopo l’uccisione di Kennedy l’Urss aveva lanciato una
campagna di disinformazione, anche attraverso la pubblicazione di libri,
a cui aveva partecipato l’editore di origini italiane Carlo Aldo
Marzani.
«I russi fanno sempre
disinformazione, è un aspetto centrale del loro rapporto col mondo
esterno. A volte ci incappano buoni autori, altre volte quelli cattivi.
Sarebbe bello poter verificare credenziali e motivi di tutti, ma su
Kennedy sono stati pubblicati oltre 3.000 libri, e buona parte contiene
bugie».
Denunciate che Marzani era «un noto agente del Kgb (nome in codice Nord)».
«Il
Kgb ha sempre usato centinaia di “illegali”, cittadini stranieri che
passano l’intera vita a disposizione di Mosca, magari per essere
chiamati all’azione una sola volta, o anche mai. Ruby era uno di questi.
In genere fanno lavori e conducono esistenze normali, fino a quando
vengono attivati».
Scrivete
che uno di loro era Teodoro Castro, ambasciatore della Costa Rica in
Vaticano, che in realtà era l’agente Iosif Grigulevich mandato da Stalin
a Roma per eliminare Pio XII.
«La Chiesa
cattolica è sempre stata un target del Kgb, per molti motivi. Pio XII
era inviso per varie ragioni. È una vergogna, perché durante la Seconda
Guerra Mondiale aveva compiuto molti passi per proteggere gli ebrei ed
ostacolare i nazisti. I papi avevano operato in onestà, a differenza di
chi uccideva».
Dite che il complotto era stato cancellato per la morte di Stalin.
«Il processo decisionale somiglia a quello che aveva usato Krusciov nei confronti di Kennedy».
Denunciate
che il padre della bomba atomica, Oppenheimer, aveva passato i segreti
delle armi nucleari ai sovietici, parlandone con i colleghi del
Manhattan Project, incluso Enrico Fermi.
«La condivisione di questi segreti con Mosca è avvenuta, con l’accordo di Oppenheimer e gli altri colleghi».
Perché?
«Ragioni ideologiche, e la preoccupazione che i nazisti arrivassero prima. Coinvolgendo i sovietici speravano di accelerare».
Fermi sapeva ed era d’accordo?
«Questo ho letto, e credo sia così».
Riportate
una conversazione di Pacepa con il leader romeno Gheorghe
Gheorghiu-Dej, in cui il suo amico Chivu Stoica dice che Togliatti era
stato ucciso in Crimea, non era morto di malattia.
«È una conversazione che ha ascoltato di persona».
Nel
libro sostenete che questi comportamenti sono una costante dei russi,
anche oggi. È credibile che abbiano interferito nelle elezioni in Italia
e il referendum del 2016?
«Assolutamente. I
russi interferiscono nella politica dei vicini da decenni, è quello che
fanno. Semmai bisogna chiedersi perché non lo fanno, quando non avviene.
Lo considerano un loro diritto, e non è limitato alle operazioni
digitali o all’uso dell’intelligenza artificiale. Include anche
l’omicidio, come nel caso di Ruby».
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