Vaccino, ecco il piano, il generale Portolano: «Pronti a immunizzare porta a porta»
Quanto personale ha messo in campo il Coi?
«Una
media giornaliera di 1700 militari, circa 500 medici e 8-900
infermieri, oltre a personale preposto alla sicurezza e al sostegno
logistico. Abbiamo garantito e continueremo a garantire il supporto
massimo a tutte le istituzioni nazionali, coinvolte nella lotta alla
pandemia, mettendo in campo oltre 250 mezzi di varia tipologia, circa 80
aeromobili, tra aerei ed elicotteri per il trasporto di materiali, di
dispositivi di protezione individuale e per il trasferimento di pazienti
in biocontenimento. Inoltre la Difesa rende disponibili 10 laboratori
biomolecolari stanziali: di questi cinque dell’Esercito nella città di Roma,
Milano, Padova, Cagliari e Messina; 4 della Marina militare a Taranto,
Ancona, Augusta e La Spezia; 1 dell’Aeronautica militare a Milano. A
questi si aggiungono 2 laboratori biomolecolari mobili, oggi attivi
nelle città di Caserta e Cosenza. Ma la Difesa attraverso il Comando
interforze soddisfa anche le esigenze dei nostri contingenti all’estero.
Oggi siamo presenti in 36 missioni su 24 paesi. Nei conftonti del
personale schierato all’estero il Coi svolge, in termini di supporto
alla lotta alla pandemia, tutte le azioni volte a mitigare i possibili
rischi per il personale, interfacciandosi costantemente con la Nato,
l’Onu, l’Ue e le coalizioni per armonizzare l’applicazione delle norme
nazionali con quelle dei citati organismi internazionali, nel rispetto
delle normative dei paesi in cui operiamo».
Lei è stato in quasi tutti gli scenari di guerra, che tipo di guerra è il contrasto a questo virus?
«Sono
stato impegnato dall’Iran all’Iraq, all’Afghanistan, al Libano e ai
Balcani, a me piace sempre dire ai miei collaboratori in operazione che
“mi piace fare le sorprese, non amo assolutamente riceverle”. Il Covid
purtroppo ti sorprende in qualsiasi circostanza perché è un nemico
invisibile. Tra le azioni mitigatrici che ritengo sia opportuno
implementare rientra il più attento rispetto delle norme che vengono
dettate dal ministero della Salute. Disciplina, rigore nell’applicazione
delle misure di sicurezza, di protezione individuale, sono gli unici
veri strumenti che penso ci possano tutelare, al momento, da questo
nemico in attesa della vaccinazione».
Quando riusciremo a liberarci da questo nemico?
«Ci
vorrà tempo ma gli italiani possono essere certi che noi faremo tutto
il possibile affinché questo tempo sia molto breve. Da questa pandemia
ne usciremo insieme uniti consapevoli di aver superato la crisi, ma con
alle spalle un’esperienza che ci avrà maturato in termini emotivi e in
capacità di poter reagire a simili imprevisti. Sono lezioni apprese che
non dovranno mai essere dimenticate e che dovranno essere poste alla
base per affrontare eventuali future situazioni emergenziali. Vorrei
approfittare dell’occasione per augurare un buon lavoro al generale
Francesco Paolo Figliuolo e al neo nominato capo della Protezione
civile, ingegner Curcio, confermando che come Difesa e Coi daremo il
massimo supporto alla struttura commissariale e alla Protezione civile,
come già fatto con i dottori Arcuri e Borrelli».
A Flourish map
IL MESSAGGERO
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