Sanremo 2021, Fiorello: «I primi due minuti sul palco con le sedie vuote sono stati terrorizzanti»

Renato Franco, inviato a Sanremo

Sanremo 2021, Fiorello: «I primi due minuti sul palco con le sedie vuote sono stati terrorizzanti»

«Dopo un Sanremo in queste condizioni penso di poter fare qualunque cosa. Questo Festival è come nuotare nell’acqua dolce con due pesi alle caviglie, mentre normalmente qualunque spettacolo è come nuotare nel mare, con l’acqua salata che ti sostiene e con le pinne che fanno andare veloce». Fiorello si è comunque mosso tra le onde del Festival con la solita leggerezza, l’ironia del battutista, l’eleganza della voce, nonostante il contesto complicatissimo a partire dalla platea vuota, un controsenso per chi fa spettacolo.

È stata la sfida più difficile della sua vita?
«Sì, la più difficile, come lo è per tutti quelli che lavorano perché da un anno a questa parte il Paese è in difficoltà. È una situazione generale, che tocca anche a noi che facciamo questo mestiere. Uno cerca di andare sul palco per sorridere e far sorridere, ma anche io ho le mie angosce quotidiane. Penso a mia figlia, a tutti gli adolescenti, e soffro per loro che nell’età più bella si vedono negate tante cose».

Riesce a essere felice sul palco, anche in una situazione così?
«Vale per me ma vale per chi fa questo mestiere: non appena metti il piede sul palcoscenico subentra la magia per cui in quel momento sei lì per fare quella determinata cosa. In quegli istanti io sono felice, allegro. Poi esco e vado in camerino, prendo il cellulare, chiamo casa, un saluto alla mamma, chiedo se è andata bene, ho le mie insicurezze…».

Se sul palco oltre ad Amadeus ci fosse stata un’altra spalla forse sarebbe stato più leggero il peso da reggere?
«Ho tanti difetti e pochi pregi. Uno dei miei difetti è che sono egocentrico, mi piace stare da solo. La mia spalla può essere solo il mio amico Amadeus, non potrei avere di fianco un altro comico, se no diventa una gara. Sono fatto così, lavoro sempre da solo. Questo Festival si poteva fare unicamente in questo modo, con due amici in conduzione. Anche il comico più bravo del mondo in questa situazione sarebbe stato in grande difficoltà: non hai reazioni, non sai se funziona, quando fai la battuta senti il vuoto. Quindi ho optato per una comicità di cazzeggio, io entro in scena apposta anche quando non sono previsto, cambio in corsa a puntata iniziata, decido lì per lì, improvviso al volo. A casa la gente in questo momento ha bisogno di buonumore, non di comicità sfrenata».

Come sono stati i primi minuti sul palco, quelli dell’esordio nella serata di martedì?
«Per uno che fa spettacolo come me i primi due minuti sono stati terrorizzanti. Ho scelto di uscire cantando proprio per evitare di affrontare subito la platea vuota, ma il finale me lo ricorderò per sempre: il silenzio, solo quell’applausetto registrato, pure basso e poco intenso. E ora qui come si fa? mi sono detto. Ma poi andando avanti nella serata mi sono abituato e non ci ho fatto più caso. Adesso nel mio bagaglio di esperienza c’è anche questa strana cosa qua, solo io e Amadeus potremo dire di averla fatta. Infatti mi hanno già chiesto di fare una convention nel deserto del Sahara: non c’è nessuno, ma sono tranquillo. So come si fa».

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