Roberto Speranza: «L’impatto delle varianti chiede misure rigorose. Dalla crisi nasca un nuovo partito»

di Monica Guerzoni

Roberto Speranza: «L'impatto delle varianti chiede misure rigorose. Dalla crisi nasca un nuovo partito»

Chiuso da un anno nella trincea della guerra al virus, Roberto Speranza ha voglia per un giorno di «togliersi il camice e ragionare di politica». Ma mentre il ministro della Salute parla della sinistra da rifondare, i dati allarmanti del Covid lo richiamano in battaglia.

Perché, dopo esserci fatti cogliere di sorpresa dalla seconda ondata, non riusciamo a fermare la terza?
«La seconda non è mai finita, assistiamo a una ripresa molto forte dovuta all’impatto delle varianti, che ci sta portando a misure sempre più restrittive sui territori».

Imporrete coprifuoco anticipato e lockdown nazionale, almeno nei weekend?
«Abbiamo confermato il modello per fasce perché ci sono situazioni geografiche molto diverse. È chiaro che monitoreremo giorno per giorno l’evoluzione epidemiologica, adattando le misure alla luce delle varianti».

Sui vaccini l’Italia è in grave ritardo. Figliuolo farà meglio di Arcuri?
«I nostri numeri sono in linea con Germania e Francia. Figliuolo farà un gran lavoro, che ci consentirà di accelerare ancora di più la campagna quando finalmente avremo molte più dosi».

Se Salvini ne ha ottenuto il siluramento, non è perché Arcuri ha fallito?
«Arcuri va ringraziato per il lavoro straordinario fatto. Se oggi abbiamo mascherine e respiratori e abbiamo fatto 186 mila vaccinazioni in un giorno è anche merito suo».
Gelmini al posto di Boccia sposta a destra la mediazione tra rigoristi e aperturisti?
«Io sono rigorista perché sono realista. Ricevo chiamate preoccupate dei governatori, che stanno firmando ordinanze restrittive anche da zone rosse. Gelmini è molto consapevole della serietà della situazione».

Lei si augura che Zingaretti torni in sella?
«Il grido di dolore di Zingaretti ha tolto il velo alle contraddizioni del Pd e aperto una crisi che riguarda tutti i progressisti. Quello che c’è oggi non basta e quello che serve ancora non c’è. Con il virus che ha stravolto le esistenze, anche il nostro campo deve profondamente cambiare».

Inevitabile, ma come?
«La pandemia ha riposto l’accento sul primato di alcuni diritti irrinunciabili e non negoziabili. Beni pubblici fondamentali come il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro e la grande questione dello sviluppo sostenibile vanno difesi, non possono essere affidati alle sole logiche del mercato. Attorno a questi temi c’è lo spazio per rifondare una sinistra larga e plurale. Le soggettività politiche esistenti si stanno dimostrando insufficienti per rispondere alla domanda di protezione che viene dalla società. Il Pd ha mostrato i suoi limiti, ma anche le esperienze costruite al di fuori del Pd non hanno raggiunto gli obiettivi».

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