Usa, stragi di massa: ora l’America aspetta che Joe Biden intervenga
di Giuseppe Sarcina, corrispondente da Washington
Due stragi in una settimana. Otto morti ad Atlanta, martedì 16 marzo; 10 a Boulder, in Colorado, lunedì 22. Le indagini sono ancora in corso e non conosciamo fino in fondo i moventi dei due killer. Ad Atlanta sono state uccise sei donne asiatiche che lavoravano nei centri messaggi; a Boulder, un sobborgo di Denver, i clienti di un supermercato. La doppia carneficina, però, ha scosso l’opinione pubblica, offuscando le buone notizie in arrivo dal fronte dei vaccini e dalla campagna di somministrazione.
Ora il Paese, come si vede dai primi commenti sulla rete, sui siti dei giornali e in tv, si aspetta l’intervento di Joe Biden. Nella piattaforma elettorale del presidente americano c’è un lungo capitolo dedicato al controllo delle armi. Sappiamo che la vendita e il possesso sono garantiti dal Secondo Emendamento della Costituzione. Biden non vuole, né potrebbe, scardinarlo. Negli Stati Uniti non esiste una maggioranza politica per rimetterlo in discussione (per iniziare la procedura occorrono i due terzi dei parlamentari di ciascuna Camera). Ma il partito democratico sta provando da anni a introdurre vincoli più stringenti in una delle legislazioni più complicate e piene di scappatoie dell’intero ordinamento.
Nel 2018 era nato un vibrante movimento, guidato dai ragazzi e dalle ragazze, sopravvissuti all’eccidio di 14 i studenti del liceo di Parkland, in Florida. Sembrava la volta buona. Grandi manifestazioni a Washington, provvedimenti di leggi pronti in Congresso. La Camera, controllata dai democratici, approvò alcune misure: controllo più approfondito e con più tempo a disposizione sugli acquirenti di armi. I disegni di legge vennero, però, bloccati dai repubblicani che controllavano il Senato. Ora, con il Congresso nelle mani dei democratici, quei provvedimenti potrebbero passare: c’è già il via libera della Camera, manca quello del Senato.
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