Lombardia, la reputazione perduta


E perché proprio si deve ricorrere all’arte di arrangiarsi, come in un nuovo e inaspettato 8 settembre? Possibile che nessuno, davanti al corto circuito delle prenotazioni e degli sms mai spediti, abbia sentito il bisogno di creare una rete informativa e organizzare qualche chiamata per tranquillizzare almeno quegli ottantenni lasciati soli e con il dubbio di non essere più nelle liste? Cambiare Aria è doveroso e giusto, e sarà anche necessario fare i conti sociali e politici di questo fallimento. Ma prima, per favore, ci si rimetta a lavorare per mettere in sicurezza gli anziani della Lombardia.
Non si dovrebbero più ripetere scene come quelle di sabato a Cremona dove cittadini mai avvertiti prima sono stati precipitosamente chiamati al telefono, perché nell’hub dovevano essere 500 ed erano soltanto in 60; o come per gli ottantenni chiamati e spediti all’ultimo minuto a venti o trenta chilometri di distanza dal domicilio. Per fortuna, oltre ai casi di vergognosa inefficienza, ci sono episodi di umana solidarietà che restituiscono valore alla politica e allo spirito di servizio. Come il sindaco forzista di San Bassano, nel Cremonese, che i suoi anziani li va a prendere in pullman, li porta a vaccinarsi e alla fine dice: «Sono un uomo pratico, quando c’è un problema lo risolvo». Nella confusione, sull’orlo del panico da inefficienza, resiste ancora la capacità di fare: è questo l’esempio a cui fare riferimento. Prima del My day e del commissariamento con l’esercito, c’è qualche raggio di speranza che rimanda alle radici del vero spirito lombardo: rimboccarsi le maniche e darsi da fare.

CORRIERE.IT

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