L’eccidio delle Fosse Ardeatine, l’omaggio di Mattarella alle 335 vittime della furia nazista: un inno all’unità del Paese
di Concetto Vecchio
Sergio Mattarella è stato in mattinata per l’ultima volta, da presidente della Repubblica, alle Fosse Ardeatine per rendere omaggio alle 335 persone uccise il 24 marzo 1944 dai nazisti come rappresaglia dell’attentato partigiano di via Rasella, in cui il giorno prima erano morti 33 tedeschi. È un appuntamento a cui il capo dello Stato tiene particolarmente.
Fosse Ardeatine, l’omaggio di Mattarella nel 77° anniversario dell’eccidio
Nel 2015 la prima visita alle Fosse Ardeatine
La visita alla lapide in ricordo delle vittime fu non a caso il suo primo atto, dopo l’elezione al Quirinale il 31 gennaio 2015. Ci andò in veste privata, con la sua Panda grigia. E lì rilasciò la sua prima dichiarazione. Un monito contro i terrorismi, un inno all’unità del Paese. Temi che sono stati ricorrenti nel suo settennato.
Ogni anno Mattarella è tornato alle Fosse, deponendo una corona di fiori con il tricolore, perché reputa la memoria dell’eccidio un banco di prova per la coscienza del Paese. L’anno scorso, per l’infuriare della prima ondata della pandemia, non fu possibile un atto in presenza. “L’eccidio delle Ardeatine ha costituito una delle pagine più dolorose della storia recente del nostro Paese. I valori del rispetto della vita e della solidarietà che ci sorreggono in questo periodo, segnato da una grave emergenza sanitaria, rafforzano il dovere di rendere omaggio a quei morti innocenti”, scrisse Mattarella in una nota, ricordando che dopo la guerra l’Italia unita rinacque.”La stessa unità che ci è richiesta, oggi, in un momento difficile per l’intera comunità”. “Quest’anno, con grande rammarico, non sarà possibile incontrarsi, per ascoltare, insieme alle loro famiglie e con sempre uguale commozione, i nomi dei martiri”.
Le vittime
A cadere sotto il piombo tedesco furono persone dalle estrazioni più varie, generali e straccivendoli, operai e intellettuali, commercianti e artigiani, un prete e 75 ebrei, monarchici, azionisti, liberali, comunisti. Nel libro di Alessandro Portelli L’ordine è già stato eseguito sono raccolte, con passione civile, moltissime voci di quella tragedia.
In un tempo sempre più povero di memoria, e con una scarsa attenzione alla storia da parte di chi ha occupato posti di potere, Mattarella ha cercato di far rivivere, con paziente pedagogia repubblicana, i valori alla base della nostra Costituzione. L’attenzione al destino degli ebrei italiani durante la seconda guerra mondiale è stato costante, testimoniato anche dalla nomina a senatrice a vita di Liliana Segre, con cui ha visitato nel 2019 il memoriale della Shoah di Milano.
Le reazioni
“Trecentotrentacinque vittime inermi della barbarie nazifascista. I loro nomi siano sempre con noi, ispirandoci ad agire ogni giorno al meglio per far progredire la cultura del dialogo, del rispetto, della fratellanza”, ha dichiarato Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane uscendo dal mausoleo delle Fosse Ardeatine. “E’ la Memoria – ha aggiunto – che costruisce futuro. Che ci dà un indirizzo, una prospettiva. E quella prospettiva è la difesa della libertà , bene inestimabile che, come ci insegna anche la festa ebraica di Pesach in arrivo, siamo chiamati a difendere in ogni generazione con il massimo impegno e sforzo. Lo dobbiamo – ha concluso Di Segni – anche al ricordo di chi, quel terribile 24 marzo di 77 anni fa, perse la vita in questi luoghi di morte e dolore”.
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