«Stop al codice degli appalti per accelerare il Recovery». L’Antitrust al governo: regolamenti da sospendere
di Roberta Amoruso
La sfida del Recovery Plan
è realizzare i progetti. Farlo davvero, e farlo entro il 2026.
Altrimenti, niente anticipi su prestiti e sovvenzioni europee (191,5
miliardi secondo l’ultima fotografia del Tesoro). Ecco perché congelare
il Codice degli Appalti viene considerata una priorità, forse la decisiva, inserita dall’Antitrust nella segnalazione annuale inviata al governo con le proposte per la revisione della legge sulla concorrenza.
Un
modo per stringere subito, e senza tanti passaggi, tempi e procedure
che possono mettere a rischio la realizzazione delle grandi
infrastrutture.
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LABIRINTO INESTRICABILE
Dunque,
l’indicazione è precisa: sospendere il Codice degli appalti per il
tempo necessario a realizzare gli investimenti del Recovery Plan. In
realtà, visto dall’Autorità, la riforma degli appalti (battezzata come
«un labirinto di norme» che genera «inefficienze») è un obiettivo
strategico, un passaggio obbligato, per rilanciare gli investimenti. Ma i
tempi del Recovery Plan non permettono esitazioni: per l’Authority non
c’è tempo per attuare subito una rivisitazione organica. Di qui l’idea
di muoversi su due piani paralleli. Il primo, da attuare subito,
consiste «nella sospensione dell’applicazione del Codice dei contratti
pubblici per ricorrere solo alle direttive europee per aggiudicare gli
appalti interessati dai fondi europei del Next Generation Eu e alle
opere strategiche». Questa mossa, secondo l’Autorità, consentirebbe di poter eliminare immediatamente i vincoli
che attualmente insistono, tra gli altri, sul subappalto,
l’avvalimento, l’appalto integrato, i criteri di valutazione delle
offerte, l’obbligo di nomina di commissari esterni».
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A
quel punto si potrebbe passare alla fase due. Solo dopo la sospensione
per velocizzare gli investimenti del Recovery, per l’Autorità guidata da
Roberto Rustichelli, dovrebbe però arrivare la riforma complessiva del
Codice degli appalti con l’obiettivo di semplificare le procedure «e
lasciare maggiore spazio alla discrezionalità delle stazioni
appaltanti».
LE AVVERTENZE
L’Antitrust sottolinea però che «il
riconoscimento di una più ampia discrezionalità delle stazioni
appaltanti nel rispetto delle regole. deve accompagnarsi a una
riqualificazione delle stesse» e anche a una «specializzazione» delle
pubbliche amministrazioni insieme alla «digitalizzazione delle
procedure». Un percorso di questo tipo, secondo l’Autorità, riducendo
«formalismi e adempimenti non necessari», andrebbe a vantaggio «non solo
dell’acquirente pubblico, che può spendere meglio le risorse assegnate,
ma anche delle imprese che, in assenza di norme di dettaglio, vengono
liberate da tutti quegli oneri che, ad oggi, ne rendono spesso
ingiustificatamente costosa e complessa la partecipazione agli appalti e
ne ritardano l’aggiudicazione e l’esecuzione».
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