Il messaggio di Draghi a (tutti) i partiti: «Se mi convince un’idea intendo seguirla»
di Francesco Verderami
La coabitazione non è un problema per Draghi, nel senso che il premier comprende le esigenze dei partiti, i giochi dei leader, il fatto che tengano famiglia. A patto che le loro iniziative non danneggino l’azione di governo. «E se si può fare qualcosa per venire loro incontro, bene», aveva spiegato a un ministro l’altra settimana, dopo il tira e molla sul condono delle cartelle esattoriali chiesto da Salvini: «Poi però, quando mi formo un’idea ed è un’idea netta, allora l’importante è non cedere. La buona politica dev’essere fatta seguendo le convinzioni». E Draghi si è convinto che insistere con le chiusure serva a riaprire prima il Paese «salvaguardando la salute dei cittadini e la ripresa dell’economia». Chissà se in questi giorni gli sarà tornato in mente quel «consiglio non richiesto» che la Meloni gli offrì prima di congedarsi alle consultazioni: «Presidente, definisca a monte il limite che i partiti della sua maggioranza non dovranno superare. Altrimenti inizieranno a tirarla da una parte all’altra». Draghi sorrise e ringraziò. Prevedeva in fondo quel che un autorevole esponente del suo governo oggi descrive così: «Da una parte c’è Salvini che pensa di poter avere lo stesso approccio di quando stava nel Conte I e dettava i tempi del governo. Dall’altra c’è il Pd che anche nella nuova gestione mostra ancora i segni della sindrome della vedovanza. Si vede che non hanno capito…».
Le verifiche del governo
E per farsi capire Draghi, che nelle prime settimane aveva soprasseduto, ha cambiato atteggiamento. L’altro ieri ha risposto con fermezza al capo del Carroccio che insisteva sulla linea delle riaperture. Ma lo stesso metro l’aveva già utilizzato con Pd e M5S, per smontare la tesi con cui i due partiti tentano di equiparare il suo gabinetto a quello precedente. E di porlo in linea di continuità. Un’operazione politica ostile a Draghi che persiste, come testimoniano le parole pronunciate dall’ex ministro Boccia — fedelissimo di Conte — che ora fa parte della segreteria di Letta: «Le riaperture saranno decise in base ai dati dei contagi. Finalmente l’ha detto Draghi. Perché quando lo diceva Conte,Salvini non capiva. Mi auguro che dopo Draghi, che è in linea con Conte…». Palazzo Chigi attende di verificare quanto andrà avanti questa manovra mediatica ormai scoperta, al punto che nel suo discorso in Parlamento — alla vigilia del vertice europea — il premier aveva inviato un messaggio al leader del Pd e ai dirigenti grillini. Parlando della campagna vaccinale, Draghi aveva sottolineato come «il governo è all’opera per compensare i ritardi di questi mesi». Cioè i ritardi prodotti da Conte. E per farsi capire meglio aveva aggiunto che «l’accelerazione è visibile nei dati: nelle prime tre settimane di marzo la media giornaliera delle somministrazioni è stata più del doppio che nei due mesi precedenti».
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