Pd, Letta: “Autonomia nella scelta del capogruppo: basta sia una donna. Stupito dal linguaggio di questi giorni”
Sulla vicenda Madia-Serracchiani, ha aggiunto: “Mi hanno sorpreso i commenti e titoli: se fosse stato un confronto tra due uomini si sarebbe usato un altro tipo di linguaggio”. In ogni modo, ha concluso, “per me è una cosa fondamentale. È la pre-condizione, la affronto di petto. Le donne in questo lockdown hanno fatto qualche passo indietro. È un fatto di progresso dell’intera nostra società”.
Riguardo alle riunioni con i circoli su zoom, “abbiamo fatto Rousseau”? No, abbiamo fatto la partecipazione 2.0. Io stesso ho partecipato e i numeri sono certificati, questa è una cosa che mi fa dire che valeva la pena tornare. Confesso che quando ho lanciato l’idea di parlare con i circoli, in diversi mi hanno detto che si trattava del solito metodo retorico di dire che si deve ripartire dalla base: ma io non credo che ormai la politica vada fatta con la comunicazione, si fa ancora nei territori, dalla base”. E proprio sul suo rientro in Italia, dopo l’esperienza a Parigi, ha detto di non essersi pentito nonostante il suo avvio come segretario sia stato un po’ movimentato: “Cosa dovevo fare? Dovevo vivacchiare? Per me è una scelta di amore. Alle volte in amore si fanno scelte irrazionali. Non è vero che la base non c’è più, la politica è fatta di militanti”, ha commentato parlando appunto del progetto di coinvolgimento dei circoli. Ha aggiunto poi: “Nel Pd non ci sono pezzi di un altro partito: con la scissione, che per altro io ho guardato da fuori, chi è rimasto lo ha fatto con convinzione. Siamo tutti democratici e democratiche, non ci sono ex”, ha detto il segretario del Pd ribadendo l’intenzione di spingere i giovani nel partito: “Lavoreranno come me e non sono ex..”
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