Draghi cambia piano: dal 2022 solo Pfizer e Moderna
Che in Europa si sospetta abbia generato un centinaio di quei rari eventi trombolitici, senza di certo ribaltare il rapporto rischio-beneficio a totale vantaggio del vaccino. Basti pensare che nella popolazione over 60, alla quale è consigliata, il rischio di finire in terapia intensiva perché non immunizzati è 640 volte superiore a quello di incappare in una di quelle rare trombosi. Per ora tutto procede come prima, si è deciso dopo un faccia a faccia tra il ministro della Salute Roberto Speranza, i vertici dell’Aifa e il Cts. Anche perché la tabella alla colonna J&J, da qui a fine anno, assegna all’Italia 26 milioni e mezzo di dosi, di cui 7,3 milioni nel secondo trimestre appena iniziato, equivalenti ad altrettanti immunizzati. Sempre che l’Ema, come già fatto trapelare, non decida di tornare sui propri passi richiedendo il richiamo anche per l’antidoto di Janssen. Secondo il piano del commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo, comprese le 184 mila già arrivate e tenute in sospeso a Pratica di Mare, la multinazionale dovrebbe consegnare 400 mila dosi entro fine aprile. Se tutto dovesse filare liscio, sommando 7,3 milioni di J&J a 24,5 milioni di Pfizer, a 10 di AstraZeneca e 4,6 di Moderna, il totale del secondo trimestre darebbe 45 milioni di dosi, escluse le 7,5 milioni di Curevac, un vaccino non ancora autorizzato, a Rna messaggero. Sette milioni in meno di vaccini a iniezione unica non sono poca cosa, ma per il momento dalla struttura commissariale cercano di evitare allarmismi. La decisione di limitarne l’uso agli over 60 avrebbe comunque un effetto evidente di overbooking sulla popolazione più anziana, già esclusiva destinataria di AstraZeneca (altri 35 milioni di dosi da qui a fine anno), e aprirebbe un serio interrogativo sulla popolazione che non ha raggiunto quell’età. In tutto i vaccini a vettore virale per l’Italia valgono quindi 62 milioni di dosi. Dovessero restare in frigo come le prime 184 mila di Janssen, significherebbe dire addio all’immunità di gregge a settembre, data cerchiata in rosso sull’agenda di Draghi. Se invece si arrivasse a limitarne l’uso agli over 60 sarebbe un problema minore, perché entro l’anno si avranno comunque a disposizione circa 74 milioni di dosi Pfizer e Moderna sufficienti a immunizzare la metà più giovane dei cittadini.
LA STAMPA
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